Sono tre anni che il grande tenore Fabio Armiliato è presente dei programmi di studio della Gioventù Musicale. Un legame che il direttore artistico Giuseppe Pelli ha voluto confermare per la consistenza della personalità di un docente che si è proposto sin dalle prima battute come un personaggio di rara umanità.
Fermarsi per tre giorni al san Domenico e alla Scuola comunale Biagini ha voluto dire ribadire la portata di una proposta formativa che attinge non solo alle squisite doti tecniche del tenore genovese, ma scava anche nella profondità di un uomo che del canto e dell’opera lirica ha fatto la sua vocazione.
Al termine del corso la platea del san Domenico, in verità piuttosto sguarnita per la sopravvenuta calura, ha applaudito i ragazzi che si sono accostati a una forma di apprendimento che inciderà profondamente nel loro futuro.
Un concerto in piena regola quello che ha visto il basso cinese Yu Tian Liu aprire con un’aria dell’Ernani, “Che mai vegg’io”, seguito dal tenore Yu Min Yang dicitore de la romanza “L’ultima canzone” di Tosti. Il già noto ed apprezzato baritono Wang Feng, protagonista di interessanti concerti perugini, ha confermato le sue doti nella stesura di “Bella siccome un angelo” del don Pasquale donizettiano. Al giovane tenore Alessandro Zucchetti, un interessante musicista che suona anche la chitarra e dirige cori, è toccato il personaggio di Macduff dal Machbeth di Verdi, seguito da una intensa Mei Qi Wanga in “Vissi d’arte” di Tosca. Bellissimo il ruolo di Yuan Yuan Gong nel verdiano “Quando le sere al placido”, una delle più complesse scene dove il tenore deve alterare accenti collerici alla più assoluta cantabilità.
Un accento affermativo nel giovane baritono Luca Giorgini nel don Carlo, seguito dalla eterea Wally della milanese Silvia Pepe. Vera sorpresa la incredibile voce del basso Andrea Tabili, ascolano, con l’atmosfera rasserenata dal successivo duetto dell’Elisir d’amore e dallo scontatissimo Brindisi della Traviata.
A san Domenico oscurato, il tenore Armiliato era già sul piede di partenza per Parma, dove ieri sera ha cantato nei Pagliacci di Leoncavallo nella corte della reggia di Colorno. Un ruolo che lo scomparso regista Franco Zeffirelli riteneva quasi inadatto alle doti di squisita eleganza di un tenore che viene considerato unanimemente tra i più raffinati dei nostri giorni. Interrogato su questa circostanza Armiliato risponde che, al vertice di una carriera che lo ha visto consacrato come il più credibile Andrea Chernier dell’attuale palcoscenico, pur rispettando l’opinione del grande regista fiorentino, la capacità di un artista è quella di sapersi anche trasformare, uscendo dai parametri in cui la critica vorrebbe circoscriverlo.
Tutta la carriera pregressa del musicista ligure parla di una incredibile apertura alla vita e alle sue molteplici possibilità. Si parte infatti da un ragazzo che in famiglia, per precise volontà paterne, ascoltava i dischi di Beniamino Gigli. Tanto da formarsi sul suo modello, cosa che gli è stata riconosciuta dall’assegnazione della cittadinanza onoraria di Recanati, città natale di Gigli. E se si vuole ricordare come la voce di Armiliato segua i percorsi storici della grande tradizione italiana, si ricordi il premio Tito Schipa che la città di Lecce gli ha tributato, proprio per le assonanze timbriche con un tenore che ha voluto dire “scuola italiana” in ogni angolo del mondo. Poi, come si sa, Armiliato, il mondo è andato a cercarselo anche in Argentina, dove viene considerato uno dei più accreditati interpreti del tango.
«Gardel – ricorda Armiliato – che oggi è da ritenersi il vero padre del tango, aveva studiato come da giovane come tenore italiano, attratto da una forma di canto che allora, sulle rive del Rio de la Plata era sinonimo di passione e di veridicità».
Proprio nei corsi del corso a Foligno Armiliato, duettando con Chiara Giudice, ha tenuto un concerto di tango in un locale perugino, accompagnato dal pianista Mocata, compagno di avventure portegne. Occasione mancata per molti, data la scarsa pubblicità all’evento, ma cercheremo di rifarci.
Tango a parte, Armiliato rappresenta veramente il volto umano della musica lirica: voce regina, e uomo concreto, accolto da poco nel Sovrano Ordine Militare di Malta, ma capace di continuare a giocare, lui sampdoriano nel cuore, nella squadra nazionale cantanti per scopi benefici.
Stefano Ragni