Adolescenti, di età compresa tra i 16 e 17 anni sfidano la morte attraversando la strada mentre sfrecciano le macchine, oppure si sdraiano sull’asfalto per poi spostarsi all’ultimo istante prima che il mezzo li travolga. Il tutto magari con l’intento di farsi riprendere e postare la foto e il video sulla propria pagina Facebook, e così dimostrare il proprio “coraggio”.
La notizia è riportata oggi dalla Nazione Umbria.
Il fatto impressionante succede a Deruta. L’altra sera un passante li ha incrociati – scrive il quotidiano riportando la dichiarazione di un cittadino -. «Ero all’altezza dell’ex bar di Papetto – racconta preoccupato – quando mi sono imbattuto in 7/8 ragazzetti: alcuni hanno preso le sedie del bar e si sono messi in mezzo alla strada, altri seduti o sdraiati sull’asfalto. Ho gridato. Li ho rimproverati. Sono scappati via». Di questi episodi sono state informate le forze dell’ordine. I Carabinieri di Todi sono intervenuti sul posto ma quando sono arrivati i ragazzi non c’erano più e non è stato possibile indentificarli.
Adolescenti e sfide mortali, cosa scatta nella mente di un giovane?
Casi che hanno riportato all’attenzione il fenomeno delle cosiddette sfide degli adolescenti, pronti a lanciarsi in cosiddetti challenge che possono mettere a serio rischio la loro vita e che in alcuni casi hanno portato alla morte. C’è da chiedersi allora cosa spinge gli adolescenti a sfidare la morte o a esporli a comportamenti così a rischio?
Per gli studiosi di comportamenti umani negli adolescenti è frequente trovare forme di sfide alla morte. Il “parkour”, che altro non è che la pratica di saltare da un tetto all’altro di palazzi nelle città o esibirsi in acrobazie al limite, è un fenomeno nato in Francia negli anni ’90 e poi cresciuto nel tempo fino a quando, nell’estate del 2017, l’Inghilterra ha riconosciuto – primo Paese al mondo a farlo – il parkour come disciplina sportiva, scatenando polemiche per il rischio di mettere in pericolo la propria vita.
Per i giovani è tipico sfidarsi, dunque, ma in certi casi si può essere in presenza di una patologia, che può manifestarsi come forma depressiva o un senso di onnipotenza.
Per gli psicologi “Vanno comunque seguiti, perché alla base dei loro comportamenti non ci sono motivazioni organiche, ma disagi che possono e devono essere affrontati, possibilmente per tempo”.
I consigli per i genitori.
Ecco qualche consiglio:
• Avviare il dialogo quando i bambini sono molto piccoli, mettendo al centro l’importanza del gioco come strumento di relazione;
• Capire momenti giusti e rispettare gli spazi dei figli adolescenti, tenendo questo dialogo attivo;
• Osservare a distanza comportamenti anomali e sofferenze: quando i ragazzi si chiudono in camera troppo a lungo, non escono con gli amici, cambiano umore;
• Vigilare sui loro profili social e con loro concordare tempi e modi di utilizzo, stabilendo insieme regole, ricordando loro che sono i genitori gli intestatari del contratto e i proprietari dello smartphone e l’utilizzo da parte loro è una concessione (da parte dei genitori);
• Aprire la propria casa ai loro amici per parlare insieme attorno a un tavolo e comunicare stabilità e fiducia;
• Cercare l’alleanza educativa con docenti a scuola, condividendo la responsabilità educativa senza demandarla, a vantaggio dei figli, che altrimenti giocheranno sulla distanza tra le parti per evitare il dialogo.