La Fondazione “Isola del Libro Trasimeno” in collaborazione con i Lios Club di Perugia ha organizzato la presentazione del libro: “Enrico Mattei, il futuro tradito. La leggenda del santo petroliere” del giornalista umbro Maurizio Verdenelli.
L’incontro si è svolto nella Sala della Vaccata di Palazzo dei Priori. Alla presentazione hanno partecipato oltre all’Autore, il professor Giuseppe Rivetti, Presidente del Corso di Laurea in Teorie, Culture e Tecniche per il Servizio sociale alla Università degli Studi di Macerata (Unimc). Nel corso dell’incontro è stato proiettato il docufilm (30 minuti) dell’Archivio storico dell’Eni, bello ed esaustivo sul Caso: Petrolio e Potere. La sfida di Enrico Mattei.
La presentazione e il decufilm sono avvenuti in un momento particolare per le vicende italiane dell’estrazione del petrolio e del gas metano, alla vigilia del referendum sulle trivellazioni nell’Adriatico e in presenza delle indagini della Procura di Potenza sulle trivellazioni in Basilicata.
Enrico Mattei diceva: “Il petrolio fa cadere i governi, fa scoppiare le rivoluzioni, i colpi di stato, condiziona l’equilibrio nel mondo … Il destino di milioni e milioni di uomini nel mondo in questo momento dipende da 4 o 5 miliardari americani… La mia ambizione è battermi contro questo monopolio assurdo. E se non ci riuscirò io, ci riusciranno quei popoli che il petrolio ce l’hanno sotto i piedi.”
L’ultima missione in Mali, poco prima d’essere ucciso, affidata a Giuseppe Accorinti, uno dei suoi ‘ragazzi’ (il libro di Verd enelli lo rivela in esclusiva) illumina perfettamente il glorioso obiettivo perseguito sino alla fine dall’Uomo che vedeva il futuro. Un futuro tradito con il suo assassinio.
Il piccolo paese, il più francofono dell’Africa, al centro della sanguinosa strategia dell’Isis dopo i fatti di Parigi, doveva diventare per il fondatore dell’Eni un’altra Cuba nel cuore del ‘sistema’ per far saltare lo scacchiere dei Padroni del Petrolio. L’ambizione di battersi contro ‘il monopolio assurdo’ è morta con Mattei ma ‘quei popoli che il petrolio ce l’hanno sotto i piedi’ la stanno ora portando avanti con successo. L’ideale testimone del ‘santo petroliere’ è stato raccolto. Si sta infatti verificando un fenomeno nuovo.
Come da tradizione era sufficiente un accenno di conflitto per far aumentare il prezzo del petrolio e rimpinguare le casse dei Paesi produttori. Ora invece i Paesi produttori, avendo raggiunto un livello di benessere inestimabile e potendosi di conseguenza permettere notevoli mancati guadagni, tentano di utilizzare l’arma del gioco al ribasso per impoverire il nemico sferrando un violento attacco all’economia mondiale. Con questa strategia l’Arabia Saudita, approfittando anche dell’ instabilità del Medio Oriente e del Nord Africa, sta tentando di mettere in difficoltà la Russia, l’Iran e l’ascesa del petrolio di scisto statunitense. È una semplice ‘politica’ basata sulla domanda e sull’offerta che al momento non sta dando gli effetti sperati ma essendo questa un’operazione a lungo termine è una situazione da non sottovalutare.
Questa è la realtà attuale dove anche l’Isis gioca un ruolo fondamentale nella destabilizzazione delle dinamiche economiche mondiali e ancora una volta il petrolio, di questo globale scenario é protagonista assoluto.
Oltre al contrabbando dell’oro nero, i miliziani del califfato trovando terreno fertile in una Libia allo sbando, stanno conducendo una lotta di conquista in zone fondamentali per rafforzare la propria presenza nello stato nord africano uccidendo leaders civili e militari che si contrappongono al loro progetto.