di Francesco Castellini – E' in corso a Spoleto, fino al 10 settembre, un evento che unisce arte e tecnologia in grado di rappresentare l’immaginario femminile di Modigliani. L’Istituto Amedeo Modigliani è presente al 59° Festival dei Due Mondi di Spoleto con la mostra “Modigliani, Les Femmes”, allestita a Palazzo Tordelli, corso Mazzini 46.
Una galleria di bellezze. Tutte le donne che hanno colpito l'immaginario dell'artista. C'è Beatrice, la giornalista inglese che conobbe nel 1914; c'è Simone, giovane studentessa non ricambiata e Lunia, sua modella e amante. Fino a Jeanne, l’ultimo amore che si suicidò il giorno dopo la sua morte, il 25 gennaio 1920 a Parigi. La mostra, in preparazione del centenario della morte del grande artista livornese (1920-2020), vede la direzione artistica dello storico dell’arte Alberto D’Atanasio, e presenta 30 opere nelle quali è rappresentato l’immaginario femminile di Amedeo Modigliani, così importante per la sua formazione personale e artistica.
Tele digitali. Tali opere, delle quali l’Istituto possiede i diritti di utilizzo, sono riprodotte ad altissima definizione su uno speciale supporto montato su pannelli retroilluminati a led, grazie a un processo che ha consentito l’assoluto rispetto delle dimensioni e dei colori dell’originale. Le “tele digitali”, i cui esemplari originali sono custoditi tra musei, gallerie e collezioni private in tutta Europa, hanno il potere di mantenere una fedeltà impressionante in ogni colore e finimento, attraverso un sapiente uso di illuminazioni al led e strumenti elettronici regolati da esperti. Arricchiscono e contestualizzano storicamente la mostra foto e documenti d’epoca, spesso inediti, relativi alla vita del grande artista livornese.
Un'opera inedita. Inoltre, all'interno di una sala della mostra è esposta un’opera inedita attribuibile a Modigliani. La tela, che ritrae una donna, fu trovata dieci anni fa, abbandonata in un quartiere periferico di Roma. Le analisi svolte da due laboratori specializzati coinvolti, uno a Milano e l’altro a Spoleto, hanno datato il dipinto nei primi due decenni del 1900, e quindi nel corso della vita dell'artista e prima che le prime copie di opere di Modigliani cominciassero ad apparire. Non è emersa alcuna traccia di bianco di titanio, entrato in uso solo nel 1924, la cui presenza sarebbe un segno rivelatore di un falso. La struttura di legno, la tela, i colori e la sporcizia in superficie sono peraltro risultati coerenti con l'epoca in cui Modigliani visse. Le analisi di laboratorio consentono di escludere di trovarci di fronte ad uno dei tanti falsi di Modigliani realizzati a partire dagli Anni ’50, ma non bastano ad attribuire l’opera al grande Maestro, anche se lo stile, il soggetto e la sua postura, la pennellata, gli stessi colori, ci ricordano molto il tratto di Modigliani. Per questo un team multidisciplinare di studiosi sta esaminando attentamente i diversi fattori in grado di sgombrare il campo sulla paternità dell’opera. L'opera, una volta autenticata, è stimato che possa partire da una base d'asta di dieci milioni di euro.