Operazione contro il caporalato, blitz e due arresti a Castel Ritaldi. Sono una donna cinquantenne italiana ma residente fuori regione e il fidanzato trentunenne di nazionalità pakistana, le due persone prese all’alba di ieri nell’ambito di un’indagine dei carabinieri di Treviso e Venezia che hanno scoperto un giro di sfruttamento del lavoro anche minorile nelle campagne San Biagio di Callalta (Treviso). In manette anche un altro pakistano e una spagnola. Per tutti l’accusa è di sfruttamento di dieci cittadini pakistani irregolari costretti a avorare nei campi con orari interminabili e per pochi spiccioli, senza protezioni né rispetto delle distanze di sicurezza.
Il caporalato è andato avanti per mesi nelle campagne trevigiane, dove aveva sede l’azienda agricola dei quattro sfruttatori. I dieci clandestini pakistani venivano ospitati in alloggi di fortuna, e la paga era appena sufficiente a comprare le sigarette o ricaricare il cellulare. Addirittura ai lavoratori venivano sottratti dai 100 ai 200 euro al mese per l’alloggio, a seconda se dormissero su di un letto oppure per terra. I clandestini, inoltre, erano tenuti sotto minaccia di rivelare alle autorità la loro presenza, il che ne avrebbe decretato l’espulsione.
Negli ultimi tempi due dei quattro arrestati – tra cui l’italiana – si erano trasferiti a Castel Ritaldi, dove si erano anche sposati.
A mettere fine a questa situazione l’operazione coordinata dal comando dei carabinieri di Treviso e condotta materialmente dalla stazione di Castel Ritaldi, con una pattuglia in appoggio da Spoleto. Oltre ai reati di caporalato e sfruttamento di manodopera irregolare, ai quattro arrestati è anche contestato l’incendio della macchina di un pakistano che, durante le indagini dei carabinieri, aveva svolto la funzione di interprete con i lavoratori clandestini.