Dopo la sentenza della Cassazione, dieci imputati tornano davanti alla Corte umbra. I familiari delle vittime: “Vogliamo giustizia”
È stato rinviato al 17 novembre il processo d’appello bis per la tragedia dell’hotel Rigopiano, in corso davanti alla Corte d’Appello di Perugia. L’udienza si è aperta con la relazione introduttiva della giudice a latere Carla Giangamboni, che ha ripercorso l’intero iter giudiziario e le tappe di uno dei procedimenti più complessi della giustizia italiana in materia di calamità naturali.
Il processo è stato aggiornato per consentire al sostituto procuratore generale Paolo Berlucchi di tenere, nella prossima udienza, la requisitoria dell’accusa, momento cruciale che definirà l’impianto finale delle responsabilità penali e istituzionali legate al crollo del resort abruzzese, travolto da una valanga il 18 gennaio 2017, con un bilancio drammatico di 29 vittime.
Il nodo delle responsabilità
L’appello bis è stato disposto dopo che la Corte di Cassazione, nel dicembre 2024, ha annullato in parte la sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila, chiedendo una nuova valutazione per dieci imputati, tra cui sei funzionari della Regione Abruzzo e quattro amministratori locali e tecnici comunali.
Al centro del nuovo processo c’è la mancata redazione della Carta di localizzazione del pericolo valanghe, documento che avrebbe potuto classificare l’area come “a rischio” e consentire misure preventive, come la chiusura stagionale dell’hotel.
Secondo la Suprema Corte, i dirigenti regionali non potevano limitarsi a demandare le responsabilità ai livelli inferiori, ma avrebbero dovuto dimostrare di aver esercitato un’effettiva vigilanza e attuato le misure di prevenzione necessarie.

Alcuni dei reati contestati – come omicidio colposo e lesioni colpose– risultano in parte prescritti, ma resta in piedi l’accertamento per disastro colposo, che potrebbe ridefinire il quadro delle colpe istituzionali e amministrative.
Il dramma e la lunga attesa di giustizia
La sera del 18 gennaio 2017, una valanga di oltre 120.000 tonnellate di neve, ghiaccio e detriti travolse l’Hotel Rigopiano – Gran Sasso Resort, nel comune di Farindola (Pescara), distruggendo completamente la struttura e intrappolando gli ospiti all’interno.
L’allarme venne lanciato in ritardo, le comunicazioni furono confuse e i soccorsi – ostacolati dal maltempo e dall’isolamento – arrivarono solo diverse ore dopo.
Nella tragedia morirono 29 persone, mentre 11 riuscirono a salvarsi, tra cui Giampaolo Matrone, rimasto sotto le macerie per oltre 60 ore.
Durante l’udienza perugina, i familiari delle vittime erano presenti in aula con le foto dei loro cari stampate sulle magliette. “Non chiediamo vendetta ma giustizia – hanno dichiarato –. Dopo otto anni di attese, vogliamo sapere chi avrebbe dovuto intervenire e non lo ha fatto”.
L’avvocato Romolo Reboa, che rappresenta alcune famiglie, ha chiesto che la Regione Abruzzo istituisca un fondo da 50 milioni di euro per i risarcimenti, “a prescindere dall’esito penale”, come gesto di responsabilità civile verso le vittime e i loro parenti.
Prossime tappe
La Corte d’Appello di Perugia si riserva di valutare eventuali nuove istanze delle parti, che potranno essere presentate entro il 17 novembre.
Nella prossima udienza si entrerà nel vivo del procedimento: dopo la requisitoria del Procuratore generale, seguiranno le arringhe difensive e le repliche.
Se il calendario verrà rispettato, la sentenza definitiva dell’appello bis potrebbe arrivare entro Natale, ponendo fine – almeno sul piano giudiziario – a una delle vicende più dolorose e controverse della recente storia italiana.








