In fumo 125 milioni di investimento e 800 posti di lavoro, penalizzate moltissime imprese locali
Giovanni Spada
Vanno in fumo 125 milioni di investimento (aria fresca per le imprese locali), la fermata ferroviaria all’ingresso di Perugia e 800 posti di lavoro. A parte il giudizio politico che ciascuno può dare dell’operato della Sindaca non risultano per nulla trasparenti le ragioni del diniego: nel progetto di ampliamento del centro commerciale i volumi da realizzare sono desunti da volumi già previsti nel PRG. Quindi nessun consumo di suolo, mantra indiscutibile di questa amministrazione. Anzi recupero di aree dismesse e fatiscenti.
Fattore viabilità: a ben studiare il progetto -cosa probabilmente non avvenuta,visto il parere positivo dei dirigenti del Comune peraltro esclusi da ogni incontro partecipativo- i quadranti rossi dell’attuale situazione diventano gialli e verdi (per i non tecnici: significa che rispetto agli standard del piano mobilità comunale la situazione migliora).
Inoltre: della realizzazione della fermata ferroviaria a Collestrada questa giunta ne ha fatto una bandiera, peraltro rispettando l’accordo Regione/RFI/Eurocommercial. Dunque perché non accelerare piuttosto che diniegare?
Che sta succedendo alla città di Perugia? Quale sarà’ il suo futuro se ciò che è innovazione viene rifiutata senza motivazioni reali? Abbiamo letto che ci può essere un problema di tenuta della maggioranza: speriamo non sia questa la motivazione vera. In primo luogo perché evidenzierebbe la debolezza di chi governa: se non si è in grado di avere consenso presso dí sè sarà difficile avere consenso più generale in città,anche presso chi ha votato a sinistra.
Ma soprattutto ciò che colpisce è il diniego motivato dal fatto che un procedimento amministrativo-concluso con il parere del responsabile e dell’assessore competente- è stato opera di una Giunta precedente di colore diverso da quello attuale.
Come se l’Ente Comune potesse disporre di facoltà diverse sul piano del diritto a seconda dell’orientamento politico di chi è eletto: una istanza di variante, a procedimento concluso,deve avere una risposta. Che sia positiva o negativa è responsabilità dell’organo decisionale, ma una risposta formale è d’obbligo, chiunque governi. Essendo la competenza del diniego o della accettazione del Consiglio Comunale quest’ultimo non può restare fuori dalla decisione: cosa che fino ad oggi la Giunta Municipale ha fatto. Non sappiamo se continuerà su questa strada,visto che ormai il dibattito è pubblico. Certo è che si manifesterebbe una cultura del potere e delle Istituzioni molto particolare: ora comando io e faccio quello che ritengo opportuno,quale che sia il passato che l’Ente Comune ha costruito con i cittadini o le imprese. La continuità del dovere Istituzionale,indipendentemente da chi governa,è l’anima della democrazia. Il resto è autocrazia autoreferenziale. Ci si augura che non sia così.
Per il resto occorrerà ora osservare se ci saranno reazioni o meno: da parte innanzitutto di Confindustria -che ha perorato la causa di Eurocommercial a difesa degli interessi delle proprie imprese- e da parte delle Organizzazioni Sindacali a difesa dei disoccupati.Probabilmente farà sentire la sua voce anche l’opposizione. Staremo a vedere:l’augurio è che qualche pertugio si apra,anche dopo il niet dichiarato dalla Sindaca.