Cerimonia partecipata a Perugia per la giornalista e attivista deceduta con suicidio assistito
Si è svolto ieri pomeriggio, presso la casa funeraria Ifa Passeri di via Donizetti, il commiato civile per Laura Santi, la giornalista e attivista perugina morta il 21 luglio scorso nella sua abitazione con il suicidio medicalmente assistito, al termine di una lunga battaglia contro la sclerosi multipla.
Numerose persone hanno voluto renderle omaggio, tra amici, conoscenti e cittadini che hanno scelto di esserci per rispetto e vicinanza alla battaglia civile che Laura ha condotto fino all’ultimo respiro. Presenti anche rappresentanti delle istituzioni locali, tra cui la sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi, il vicepresidente della Regione Tommaso Bori, la presidente dell’Assemblea legislativa Sarah Bistocchi, il prefetto Francesco Zito, il parlamentare Valter Verini e l’assessore Fabio Barcaioli.
Durante la cerimonia, trasmessa anche su maxischermo all’interno della sala, ha preso la parola Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni e legale che ha seguito l’iter che ha permesso a Santi di accedere alla procedura. «Laura si è battuta per la sua libertà e per quella degli altri, anche quando non riusciva più a muovere il suo corpo. Ha chiesto di essere ascoltata, di essere libera, di essere rispettata, e ha lasciato un segno indelebile», ha detto Gallo, sottolineando come quella della giornalista sia stata una “scelta di vita”, e non di morte.
Commosso anche l’intervento del marito, Stefano Massoli, che ha ribadito l’intenzione di continuare la battaglia civile intrapresa da Laura: «Lei rimarrà accanto a me. Vorrei che ci lasciassero liberi di fare la nostra scelta, con coscienza, testa e cuore».
Durante il commiato è stato proiettato anche il video-appello registrato da Santi prima della morte e diffuso via social dal marito Stefano. Nelle immagini, rivolgendosi direttamente al Parlamento, la cinquantenne critica duramente il disegno di legge in discussione sul fine vita, definendolo «infausto» e chiedendo alla politica di «occuparsi delle sofferenze dei malati più gravi».
A ricordarla, tra gli altri, anche una delle assistenti che l’hanno seguita negli ultimi anni, e la sindaca Ferdinandi: «Laura ci ha chiamato a una vertigine, ad affrontare la morte in maniera diversa. Mi ha chiesto una celebrazione con la porchetta: lo spirito era anche questo. La sua vita si è compiuta in quella scelta, e lo ha fatto non solo per sé, ma per tutti noi».








