La decisione emessa dal tar non piace a diverse associazioni venatorie a favore delle associazioni ambientaliste
La Regione intende chiedere la revoca del decreto con il quale il presidente del Tar Umbria ha sospeso l’avvio della stagione venatoria, fissato per il 18 settembre. Lo ha reso noto Palazzo Donini e lo ha confermato un breve comunicato apparso sull’Ansa.
La notizia del decreto era apparsa sulla stampa qualche giorno fa ed ha creato una serie di opinioni contrastanti. I cacciatori umbri erano sul piede di guerra per l’esito del ricorso promosso da sei associazioni ambientaliste (Wwwf, Lipu, Lac, Lav, Legambiente ed Enpa) patrocinate dall’avvocato Andrea Filippini. Il decreto riguarda alcune specie animali : beccaccia, alzavola, marzaiola, quaglia, germano reale, beccaccino,la canapiglia, codone, fischione, folaga, frullino, gallinella d’acqua, mestolone, porciglione, tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, fagiano e starna ed anche tutta la piccola selvaggina.
I giudici amministrativi avevano accolto la richiesta con la motivazione che “ il paventato pericolo che l’apertura al 18 settembre possa arrecare danni irreversibili al patrimonio faunistico, sia pure limitatamente alle specie sopra indicate”.
La Regione intenderebbe costituirsi in giudizio chiedendo la revoca del decreto e presentando la istanza di anticipazione dell’udienza in camera di consiglio, fissata per il 4 ottobre.
La decisione del tar scontenta diverse associazioni venatorie e alcuni esponenti di organizzazioni politiche e tra questi l’Arci Caccia Umbria che aveva espresso e rimane sulla stessa posizione, la sua contrarietà definendo la decisione “spinte politiche e associative” che hanno portato allo slittamento dell’approvazione del calendario, da varare entro il 15 giugno.
La camera di consiglio per la decisione nel merito è stata fissata per il 4 ottobre.
Il calendario venatorio 2022/2023 era stato approvato dalla Regione il 5 agosto scorso.