Delusi i familiari costituitisi parte civile nel processo
Hudson Pinheiro Reis Duarte, la trans nota come “Patricia”, è stata assolta dall’accusa di omicidio preterintenzionale nei confronti di Samuele De Paoli, il 21enne trovato morto il 28 Aprile del 2021 a Sant’andrea delle Fratte,dopo una presunta colluttazione tra lui e la transessuale. La sentenza in primo grado è stata confermata dalla Corte d’Appello di Perugia dopo una lunga istruttoria e l’acquisizione di numerose perizie mediche, dove si deducono accertamenti che confermano che le lesioni riportate da De Paoli erano compatibili con una dinamica accidentale e non come un’aggressione intenzionale ritenendo sussistente la scriminante della difesa legittima.

Delusi i familiari del giovane, costituitisi parte civile nel processo. La mamma di Samuele ha commentato “Non aspettavo questa sentenza perché altrimenti la trans avrebbe insultato mezza Perugia. Sono convinta di questo e andremo avanti. Tranquilli, non ci fermiamo qua. Teniamo la gente delinquente in giro a spacciare, a prostituirsi e la gente per bene non la difendiamo. Complimenti all’Italia”.
Il legale della famiglia De Paoli,Marilena Mecchi,riferendosi all’esito della sentenza, ha affermato “ci sono delle mancanze che sono state fatte già dall’inizio del primo grado e che quindi non ci si poteva aspettare una sentenza diversa, la ricostruzione data è totalmente illogica, e non aderente ai dati che abbiamo in atti. Per cui, per quanto riguarda noi, non finirà qui sicuramente la questione De Paoli “
Il Tribunale di Perugia, a dicembre del 2023, aveva assolto la transessuale Patrizia Pinheiro dall’accusa di omicidio preterintenzionale di Samuele De Paoli.
In 48 pagine il giudice del tribunale di Perugia, Piercarlo Frabotta, spiegava come si è arrivati a quella sentenza.
“Patricia Pinheiro, quando gli mise la mano sul collo, mentre veniva presa a pugni, non era consapevole né voleva mettere a rischio la vita di Samuele De Paoli, in quanto non poteva prevedere in alcun modo l’esito fatale e immediato della compressione in un punto ben preciso vicino alla carotide, favorita anche da fattori concomitanti, come l’assunzione di cocaina e lo stato di stress della vittima. E in ogni caso, sussisteva il ragionevole dubbio che lo avesse fatto, legittimamente, per difendersi dall’aggressione”.
Inoltre, il Gup ritenne sussistente la causa di giustificazione della difesa legittima, almeno sotto il profilo del ragionevole dubbio.