La fede della Processione del Corpus Domini e la magnificenza del Corteo storico
di Adriano Marinensi
C’è un giorno – uno dei tanti – quando ad Orvieto si fa festa grande e solenne, laica e cristiana e si celebra il Corpus Domini (11 giugno, domenica prossima) e per le vie della città e nel gran pavese, sfilano insieme la Processione e il Corteo storico. Accade dal 1951. Prima era ricorrenza di fede, dopo è diventata la grande Festa della tradizione. Una lunga infilata di figuranti in costume rievoca la sontuosità dei secoli andati, per un cerimoniale rispettoso di rituali serbati nel tempo. In un mondo come il nostro, tutto centrato sulla affannosa ricerca del moderno, del reale, del nuovo, riemerge, in tali narrazioni sceniche, la voglia di antico e si prova attrazione per il loro splendore.
Ora l’interrogativo aggiunto: Si può costruire una città sopra una alta rupe di tufo vulcanico che strapiomba da tutte le parti, a fondo valle, dove scorrono il Tevere e il Paglia? Si, si è potuto, in Umbria, ad Orvieto. E’ Orvieto delle meraviglie, etrusca e medievale, del Pozzo di S. Patrizio scavato per volere di Papa Clemente VII fuggito da Roma, posta a sacco (1527) dai lanzichenecchi. Orvieto del mirabile Duomo, definito “gioia della fede”, la insigne facciata di Lorenzo Maitani, le sue prodigiose policromie, gli affreschi di Luca Signorelli, il “rosone” dell’Orcagna. Orvieto dei monumentali palazzi e le torri, le dimore signorili. Orvieto dei musei e di tanto altro ancora.
Il prodigio del Corporale
Passava, in un giorno del 1263, da quelle parti, un prete boemo. Veniva da Praga e andava a Roma. Fece sosta a Bolsena, il momento di una messa. Uomo di sicura dottrina, aveva qualche dubbio sulla presenza del Cristo nell’Eucarestia. Durante il rito, vide cadere dall’ostia consacrata, sopra il Corporale, delle stille di sangue. Stava ad Orvieto Papa Urbano IV che rimase colpito dall’evento. Fu il Miracolo del Corporale, la reliquia che viene portata in Processione l’11 giugno, perché il Santo Padre emanò la bolla che istituì la Festa del Corpus Domini. E si cominciò nel 1290 a costruire il Tempio (il Duomo, appunto) di “non più visto splendore”.
In epoca vicina a noi, una signora orvietana – Lea Pacini di nome – ebbe tenacia ed ardire nel promuovere la rievocazione medievale rappresentata nel Corteo Storico. Agli occhi dell’inesperto, il Corteo può apparire folklore, invece è attività intellettuale, ricerca, culto estetico. C’è, in Umbria, anche la grande bellezza della Corsa dei Ceri a Gubbio, del Calendimaggio ad Assisi, della Quintana a Foligno, della Corsa all’Anello a Narni. E gli spontanei episodi di esternazione della religiosità.
Lea Pacini e il Corteo storico
Non fu impresa facile trovare i tanti “attori” e pure le risorse per allestire i costumi. Ma Lea Pacini di determinazione ne ebbe da vendere. La conobbi alcune decine di anni fa, quando Sandro Boccini fu invitato, ed io con lui, a visitare il grande deposito delle “livree di scena” del Corteo. Stavano in un enorme salone che, invece di un deposito, mi parve piuttosto l’atelier di una casa d’alta moda, con gli “abiti” appesi in perfetto ordine e protetti al pari di oggetti di grande pregio. E lo erano, per i tessuti preziosi e i ricami in oro ed argento, i balenanti colori. Vidi mostrate le vetuste simbologie di una esistenza tramontata che appariva vivente.
Il mio fraterno amico Boccini, che una ne pensava e dieci ne faceva, ebbe l’idea di testimoniare l’immagine del Corteo, facendo stampare due poster formato “superelefante” (un metro X 70 centimetri: in due quasi una parete). Appare evidente la rara precisione cromatica, curata dai Centri studi Vanoni e Mattei. Sono andato a rivederli quei “manifesti” (ne restano poche copie in circolazione). Per entrambi, l’impostazione tipografica e fotografica è simile. Il primo ha, nel grande riquadro centrale, la variopinta esposizione degli stendardi. Attorno, a fare da cornice, i personaggi del Corteo che sono tanti. Spiccano il Gonfaloniere di giustizia, con il manto di ermellino bianco, il Capitano del popolo, il Priore, il Conestabile dei cavalieri, gli Anteriori e i Gonfalonieri dei 4 Quartieri cittadini, il Capitano dei Balestrieri e il suo Scudiero.
I poster del Centro studi Vanoni
L’altro poster ha, nel centro, una scena grande della sfilata per le vie di Orvieto e, in primo piano, i vessilli dei Funari, con il canapo arrotolato, dei sarti e le forbici, dei Fabri (una sola b) e l’incudine. Stessa cornice intorno che esibisce 25 Gonfaloni (ne leggo alcuni) rappresentativi di nobili e categorie: i Dottori e procuratori, gli Acquavitari, gli Speziali, i Vasari. Gli altri dei Conti di Alviano, di Marsciano, di Baschi, di Montemarte, degli Orsini, dei Signori di Trevinano, dei Rioni e dei Quartieri. E’ tutto un proscenio di “cartoline” a tinte fulgenti che riassumono la sontuosità dello spettacolo offerto dai personaggi – soltanto uomini – che animano l’austera riproposizione di scene vissute diversi secoli addietro. La presenza al passaggio è un privilegio.
La presentazione di Sandro Boccini
Firmata da Sandro Boccini, la presentazione dei pregevoli poster, scritta durante gli anni ’60 del secolo passato, racconta di una regione, l’Umbria, titolare di “un patrimonio straordinariamente ricco di storia, di consuetudini, di costumi … che costituiscono il nostro millenario passato che proietta, fino ai giorni nostri, la sua impronta mistica, guerriera, artistica, letteraria”. Prosegue Boccini: “Vi si generarono movimenti religiosi pacifisti e contestatori di grande forza come gli Spirituali, i Disciplinati e gli altri, di incredibile potenza sociale, dei Francescani e dei Benedettini. E le Confraternite che testimoniarono la fede e la speranza. Alcune rievocazioni fanno giungere fino a noi le voci di un tempo passato che non dobbiamo dimenticare”. Ecco perché – è la conclusione – il Centro studi Vanoni presenta queste immagini quale contributo alla valorizzazione dei nostri beni culturali.
Le Feste della tradizione, in Umbria, sono beni culturali
Io e Sandro abbiamo corso insieme su un tandem ideale e so con certezza Lui, forse più di me, fosse convinto – al pari di Filippo Micheli, sostenitore delle nostre iniziative – che le Feste della tradizione avessero pieno diritto d’essere considerate beni culturali. Dunque, sono anche quei poster, espressione di una iconografia fotografica di pregio, il compendio della rievocazione, il Corteo storico, che aggiunge al “biglietto da visita” di Orvieto – con gli incanti dell’arte e dell’ambiente – un titolo in più per eccellere in campo internazionale e turistico.