E’ Celestino V eletto a Perugia nel 1294 e proclamato Santo
di AMAR
Il giorno 19 maggio, la Chiesa cattolica ricorda, come da calendario, S. Pietro da Morrone. Data così l’informazione, non sembra degna di notizia. Il fatto è che quel Pietro lì fu un Papa famoso con una storia complessa. Ebbe nome Celestino V, il Pontefice che lasciò l’incarico prima del tempo. Al punto da essere collocato dall’Alighieri, nel 3° canto dell’Inferno, tra gli ignavi, cioè coloro che hanno dimostrato scarsa volontà nell’operare. Si legge: “Poscia ch’io vebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l’ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto.”
Nel 1292, era morto Papa Nicolò IV e subito venne aperto il Conclave, in sedi diverse, a Roma. In tutti erano dodici gli Eminentissimi Padri, però in disaccordo sul nome del successore. A complicare la vicenda, intervenne l’epidemia di peste che uno di loro ne mandò all’altro mondo. Trascorse un anno prima che il Sacro Collegio, numeroso quanto una squadra di calcio, tornasse a riunirsi. Fu scelta Perugia per proseguire i lavori, il 18 ottobre 1293. Passarono altri mesi inutilmente, allungando il periodo incerto della Sede vacante, tra il malcontento dei perugini, costretti a “mantenere” i Cardinali e l’apparato.
In contemporanea, c’erano trattative in corso tra il Re di Napoli e quello d’Aragona per il dominio della Sicilia, dove erano scoppiati (Palermo – marzo 1282) i Vespri siciliani. E i francesi furono scacciati dall’isola. Arrivò di corsa Carlo d’Angiò a sedare la rivolta. Per risolvere la disputa tra i due Sovrani si rese necessario l’intervento dell’autorità papale. Ma, il Papa non c’era ancora. Re Carlo si recò a Perugia, un pochino risentito, e fece irruzione nella sala del Conclave. Peccato mortale, gridarono i Reverendissimi. Però, si resero pure conto di averla fatta troppo lunga.
Quindi, dovettero optare per una soluzione di compromesso. E subito. A qualcuno venne in mente il nome che parve giusto al momento giusto: Il monaco asceta, abbastanza noto, che, dal nome dell’eremo dove viveva in solitudine, era detto Pietro da Morrone. Il romitorio di S. Onofrio al Morrone stava sulle montagne d’Abruzzo, dalle parti di Sulmona. Mandarono a prendere Pietro e lo vestirono dell’abito bianco. Fu così che, il 5 luglio 1294, venne eletto, in Umbria, Celestino V. Come dire, dalla pace nel bosco alle fatiche del Pontificato.
Fatiche onerose per un sant’uomo come lui con differente ispirazione e stile di vita. Tanto da fargli maturare la decisione estrema di scendere dal soglio e tornarsene sul monte. Senza peraltro trasgredire il Codice di Diritto canonico dove sta scritto: “Nel caso in cui il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede, per la validità, che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata. Non si richiede invece che qualcuno la accetti.” Insomma, Celestino non fece per viltade il gran rifiuto, come sostiene Dante, tanto da essere, più tardi, nel 1313, proclamato Santo.
Gli successe Benedetto Caetani, con il nome di Bonifacio VIII che pare non fosse proprio uno stinco di santo. Anzi, per il Sommo vate, rappresentava l’emblema della corruzione morale. Tanto da nascondere il mistico, però ingombrante Celestino, in un castello di proprietà della propria famiglia, dove l’ex Pietro da Morrone morì, in silenzio, vecchio e malato (aveva 87 anni), nel 1296. Bonifacio invece incorse nella penna severa dell’Alighieri che, per le colpe commesse in vita, collocò pure lui all’Inferno, ma tra i simoniaci (i “commercianti” di prebende religiose), addirittura prima ancora che fosse tornato alla Casa del Padre. Nota aggiunta: Nel 1988, la salma di Celestino venne trafugata e ritrovata due giorni dopo, forse per porre il definitivo sigillo arcano al viatico di un asceta fatto Papa più per la ventura che per ispirazione dello Spirito celeste.
A proposito di pagine un po’ sghembe, che si leggono nella storia del Papato, una ce n’è – accaduta poco prima dell’anno mille – che mostra aspetti singolari. Titolare della Santa Sede era Giovanni XII (955 – 964)discendente, per origini paterne, dal Ducato di Spoleto. Trascorse, dicono le fonti, una vita distante dalle regole evangeliche. Lo depose un Concilio convocato da Ottone I di Sassonia,Imperatore del Sacro Romano Impero.Lo stesso organo di Chiesa elesse Leone VIII. Giovanni promosse un altro Concilio che dichiarò Leone illegittimo Papa. Però, Giovanni poco dopo morì. E gli studiosi hanno lasciato scritto “punito da Dio per la sua vita dissoluta e per il tradimento verso la figura di Ottone, primo Imperatore sassone.”
Quando Giovanni XII morì, la Curia romana, invece di richiamare Leone, elesse Benedetto V. Questo Papa non piacque ad Ottone, il quale venne in Italia e pose l’assedio a Roma, fintanto che i romani gli consegnarono Benedetto. Quindi, di nuovo sul soglio Leone e un altro Sinodo che decise la deposizione di Benedetto con l’accusa di “invasione della Sede Apostolica e di spergiuro”. Cosicché, Leone divenne il Papa legittimo e Benedetto esiliato in Germania. Tre Pontefici che vanno e vengono e tre Concili elettivi in sette mesi crearono notevole confusione e persino difficoltà di registrazione nell’Annuario Pontificio. E’ rimasto un interrogativo: Furono tutti Papi oppure qualcuno va considerato Antipapa? Si usa dire: Morto un Papa, se ne fa un altro. Però, nella circostanza, si poteva fare meglio.
E meglio ancora si sarebbe potuto fare, quando, pochi decenni dopo – a cavallo tra l’XI e il XII secolo – ebbe luogo la poco edificante lotta per le investiture, tra Papato e S.R.I. Con l’Imperatore che ingiunge al Pontefice di dimettersi e il Pontefice che gli lancia la scomunica, costringendolo ad andare a Canossa. Al mondo laico non era andata a genio le riforma varata da Gregorio VII che sanciva il primato del Pontefice su ogni altro potere. Fu un periodo particolarmente rissoso, conclusosi con il Concordato di Worms (1122): Attribuì alla Chiesa di Roma la scelta di tutte le cariche ecclesiastiche ed ai Prelati l’obbligo del giuramento di fedeltà ai Sovrani.