Quasi duemila umbri emigrarono nel Paese sudamericano tra la I e la II Guerra Mondiale
di Alberto Laganà
Tra le due guerre mondiali ben 1.818 umbri emigrarono in Brasile in cerca di lavoro e fortuna, parte di quel movimento migratorio nazionale che ha fatto diventare il paese sudamericano la culla della più grande presenza italiana nel mondo e che oggi ammonta ad oltre 32 milioni di oriundi presenti in posizione di rilievo in tutte le strutture economiche, politiche e sociali.
Si pensi che la più grande diga idroelettrica ha la firma di un ingegnere italiano come discendente del nostro paese è l’ex presidente Bolsonaro i cui due figli hanno chiesto la nostra nazionalità. Lo stesso attuale presidente Lula ha forti legami con l’Italia conoscendo perfettamente la nostra lingua ed avendo sposato un’italiana.
Attualmente sono circa 800 gli immigrati da quel Paese in Umbria con un aumento in 5 anni di circa il 50%.
Moltissime le iniziative che nel corso degli anni la Regione Umbria ha avviato anche in partenariato con le regioni vicine, soprattutto nel settore agroalimentare e culturale. Come il programma interregionale ‘Brasile proximo’ che le Regioni Umbria, Marche, Toscana, Emilia Romagna e Liguria hanno portato avanti in Brasile nel corso degli anni recenti con l’obiettivo di attivare nel tempo un network di politiche, opportunità ed interventi tesi ad accompagnare processi endogeni di sviluppo locale integrato, equo e sostenibile.
Sono quasi 1000 le aziende italiane in Brasile e provengono soprattutto dalle Marche e dalla Romagna, mentre l’Umbria segna il passo pur avendo di fronte a sé grandi possibilità di crescita anche nell’interscambio, prendendo spunto da ‘Dossier Brasile’ redatto dal ministero dell’Economia che offre molti suggerimenti interessanti.
Quindi il rinato interesse scaturito per gli accordi tra l’Unione Europea ed il Mercosur, che hanno una genesi ventennale e dovrebbero essere approvati a breve, possono offrire alle imprese umbre nuove opportunità di crescita.