La marcia compatta dei 27 dopo la guerra in Ucraina
di Bruno Di Pilla
Libertà o tirannia? Oggi più che mai l’amletico dilemma affligge l’umanità. Alle nostre democrazie tolleranti e pluraliste si contrappongono, con crescente arroganza, i regimi dittatoriali di Russia, Cina, Nord Corea, Iran, Birmania, cui vanno aggiunti numerosi Paesi satelliti legati a doppio filo, economico e militare, al ferreo giogo di gran parte del mondo orientale. Per difendere le libere ed elettive Istituzioni del Vecchio Continente, minacciato da dispotiche autocrazie, è necessario giungere alla sollecita creazione degli Stati Uniti d’Europa, sull’esempio degli USA. Servono come il pane, all’Europa, un ben equipaggiato esercito comune, un solo Presidente e Ministro degli Esteri, un’unica Carta Costituzionale, pur nel rispetto delle tradizioni, culturali e linguistiche, dei singoli Paesi.
Proprio questo fu il nobile progetto elaborato nel 1941 a Ventotene, mentre infuriava la seconda guerra mondiale, dai connazionali Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, manifesto che avrebbe poi ispirato il varo della CECA nel 1951, della CEE nel 1957 e della UE nel 1992, divenuta UEM nel 1999 con l’entrata in vigore della moneta unica.
Nel 2007, di buon accordo, i rappresentanti dei Paesi unionisti firmarono il Trattato costituzionale di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre 2009, che sostituì, ampliandone i contenuti, il precedente Trattato di Nizza del 2001. Poi più nulla. Ora, dopo 13 anni d’incomprensibile gelo fra i membri comunitari, aggravato da redivivi nazionalismi autarchici, è ripreso alla svelta il processo d’integrazione. Hannibal-Putin ad portas? Innegabilmente, ad accelerare il risveglio delle coscienze e la marcia compatta dei 27 è stata la brutale aggressione russa all’Ucraina, Nazione limitrofa e sovrana in pratica disintegrata dal feroce orso moscovita. Terrorizzata dalle sanguinose stragi, provocate dallo “zar” genocida a due passi dai suoi confini, l’Europa ha finalmente reagito. I suoi 500 milioni di cittadini, con il cuore in gola, bramano l’unitarietà d’intenti nella difesa a spada tratta del più prezioso dei beni: la Libertà.
Foto Altiero Spinelli