E’ urgente togliere il “tappo” per mandare le nostre merci al mare
di AMAR
Ve la ricordate la “strada chiamata destino” che (non) porta in collina, come quella della vecchia canzonetta? Si tratta della tratta che fa da tratto finale alla superstrada che avrebbe dovuto, da mezzo secolo ad oggi, immettere l’importante arteria umbro – laziale sull’Aurelia e quindi al porto di Civitavecchia. Manca ormai solo quel breve segmento che però fa da tappo ostativo al traffico pesante, proveniente dall’Umbria e da Rieti e diretto all’imbarco sul Tirreno meridionale. L’attuale insuperabile strettoia di Monteromano quasi vanifica il principale scopo dell’infrastruttura fino ad oggi quasi ultimata.
Per le tante volte che ne ho scritto, quasi mi vergogno di intervenire ancora.Tocca riparlarne, perché, sopra la mappa di lavori urgenti, sottoposti alla diretta attenzione del Ministro della Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, c’è anche il pezzettino conclusivo della superstrada che porterà allo scalo marittimo le merci prodotte dal bacino industriale locale. Insomma, sta lì, in quel tappo, la conclusione di un’opera viaria, progettata in antico e ancora incompiuta. Per fare un esempio quasi scherzoso, una bottiglia in attesa del sughero. Il pezzettino era entrato altre volte nell’elenco dei cantieri da aprire nell’immediato, invece no ed ora eccolo ricomparire.
Capito qual è la strada chiamata destino? Quella progettata quasi 60 (diconsi sessanta) anni orsono (nata come Superstrada dei Due mari) che avrebbe – sin da allora si disse – fare da volano di sviluppo per i territori dell’entroterra centrale e invece la strada, almeno per la sua principale funzione, s’è persa per strada. In molta parte, da ultimo, a causa della strozzatura di Monteromano, invalicabile per i mezzi ingombranti. I quali mezzi e gli operatori economici adesso sperano tanto nella rapida cantierizzazione del tratterello del quale trattasi.
Se il settore industriale è preminente, l’arteria completata avrà influenza positiva pure nel settore turistico, stanti i numerosi luoghi importati, dal punto di vista culturale e ambientale, presenti in Umbria e in Sabina, che potrebbero trovare incentivo dall’integrazione veloce con i flussi provenienti dal mare. Non sarà un atto di privilegio, quanto invece un intervento risarcitorio, diretto verso un’area del Paese bisognosa di ulteriore sviluppo per trattenere dall’esodo soprattutto i giovani, in tanti costretti a cercare il proprio avvenire altrove.
A Terni, in particolare, siamo in una situazione precaria anche a causa di una inadeguata classe dirigente politica ed amministrativa e carenza di intraprese coraggiose. Occorrono strumenti di svolta e persino la bretellina in questione può risultare utile. Stante la presenza di industria pesante sul territorio, il completamento dello sbocco al mare potrebbe rivelarsi strumento operativo importante. Dall’Umbria sud il mare è lontano e avvicinarlo diventa strategico.
Pare che, inserita nuovamente lungo la corsia preferenziale, l’opera (sotto certi aspetti, parliamo di una operetta) sia destinata a vedere la luce in tempi ragionevoli. Certo, il programma è vasto e quindi – ha detto il Ministro del MIMS – “dobbiamo decidere quali opore e in quali tempi metterle a terra, perché non possiamo perdere un solo minuto”.
Riassunto conclusivo per gli organi decisionali. Onorevole Ministro nuovo, siccome noi ternani ed umbro – sabini, quel minuscolo collegamento viario da Monteromano, poco dopo Viterbo, all’Aurelia, lo stiamo aspettando da lunga pezza, riteniamo, per tale paziente e pertinace attesa, di aver acquisito un coerente, logico e legittimo diritto assoluto di precedenza. Senza quel trattino, Signor Ministro nuovo, l’imbarco agognato è precluso e quindi sarebbe cosa buona e giusta provvedere al compimento totale del lavoro che, da queste nostre parti, iniziammo verso la metà degli anni ’60 del secolo passato. Sembra impossibile, Signor Ministro nuovo, eppure è così.