La sensibilità umana e artistica del pittore umbro Felice Fatati
di Adriano Marinensi
Le Feste natalizie sono passate, le guerre invece continuano. E permane, in molti popoli, il desiderio di concordia. Beati quindi gli operatori di Pace, di solidarietà internazionale. Antichi e moderni. Tra quelli antichi che espandono il senso dei loro valori sino a noi e al nostro futuro c’è San Francesco d’Assisi con il suo modello di convivenza civile e religiosa.
La data non è storicamente certa, però la tradizione di fede ha ormai stabilito che San Francesco abbia dettato al monaco suo confratello, il Cantico delle Creature, durante l’anno 1225, nella Chiesa di S. Damiano di Assisi. Laudato sie, mi Signore è la formula iterativa che il Poverello usa per invocare Dio e levare a Lui la lode per la Creazione. Un canto di fraternità e di rispetto umano.
La forma letteraria è elementare, semplice e comunicativa, il contenuto spirituale manda al mondo un eccezionale “nunzio”. Lo stesso che ha contrassegnato la vita e la predicazione del Santo. Ricorre quindi nel 2025, l’ottavo centenario della Laude e si inserisce nel richiamo alla Pace diffuso dal Giubileo. Perché di Pace hanno bisogno oggi, non soltanto le genti martoriate dalle armi, ma, in generale, le coscienze degli uomini, nei loro cuori e nei loro pensieri. E il Frate di Assisi, anche attraverso il Cantico, è stato un autorevole “banditore di Pace”.
Tra le opere del pittore umbro Felice Fatati, famosa, perché complessa ed osannata, è rimasta la “cartella” degli inchiostri, intitolata A te uomo, a te vita con la quale ha dato l’interpretazione figurale del “Cantico”. Si compone di 35 tavole che interpretano, con il tratto tipico di Fatati, il messaggio francescano. Venne presentata al pubblico nel 1973, a S. Damiano di Assisi.
Numerosi e positivi i giudizi della critica. La cartella fu definita “un’opera di alto contenuto e di grande sensibilità” e fu scritto che Fatati “ritrova la strada di quei grandi visionari umbri che scalavano il cielo, portandosi dietro tutto il peso della terra”. E ancora: “Un lavoro severo, condotto sul filo di una forte sensibilità”. Inoltre: “una cascata di inchiostri che, precipitando scrosciano sul Santo per sottrarlo alle definizioni”.
Suggestiva, in particolare la tavola XII dove si vede S. Francesco di spalle, con le braccia allargate, in ammirazione della luna e delle stelle, piccole macchie schizzate che paiono scintille. E’ anche la preghiera accorata che ribadisce il carattere divino della Creazione. E’ il Cantico scritto in forma di “prosa retorica”, dove l’acqua diventa “utile, humile e pretiosa”, il vento “nubilo e sereno”, il fuoco “bello e iocundo” e le stelle “colorite e belle”, la terra che da “diversi frutti e coloriti fiori”. C’è alla base la teologia della fede e della lode a Dio, lungo un itinerario mistico dal Creatore al Creato, attraverso il rapimento e l’estasi (et nullo homo etta dignitate mentovare).
Nell’invito alla manifestazione di S. Damiano, descrissi così l’Autore: “Un artista di oggi che sintonizza i suoi turbamenti creativi con i valori di quel grande monito che venne dall’Umbria al mondo attraverso la voce di San Francesco. Quella di Felice Fatati è l’interpretazione della realtà che il Poverello configurò nella immediatezza di fede, per la ricerca di un modello di umanità”.
In riferimento all’attività socio – culturale dei Centri studi Mattei e Vanoni, ancora nell’invito spiegai: “L’elevazione dell’uomo rischia di divenire astrazione se priva di un valido supporto culturale, laddove cultura significa sintesi di contenuti civili, pluralità di idee. Così la cultura diviene strumento di raccordo tra le generazioni e quindi patrimonio di valori che fa da elemento determinante nel processo di crescita con il cittadino nel ruolo di protagonista”. E conclusi (nel 1973): “Noi seguiamo un concetto di cultura che sia sinonimo di civiltà, di arricchimento collettivo oltre che individuale. Cultura finalizzata alla ricerca del progresso, essenza primaria di evoluzione umana, prospettiva di crescita democratica”.
Sulla seconda pagina della copertina di “A te uomo, a te vita”, c’è la dedica di Felice alla moglie morta: Nella memoria di te che più non sei – mia Compagna – per quella dolce terra che ti tiene. L’attacco, vergato con lettere maiuscole, dice: Incipiuntur laudes creaturarum quas fecit beatus Franciscus ad laudem et honorem Dei, cum esset infirmus apud Sanktum Damianus. E la firma così: A. D. 1971 Felice Fatati amanuense.
E’ lungo un percorso culturale che incontrammo Felice Fatati ed altri artisti umbri; incontrammo l’attenzione di studiosi, di giovani innamorati della conoscenza, del protagonismo, della partecipazione. Incontrammo lavori d’arte ispirati – al pari di “A te uomo, a te vita — da una poetica di alta qualità che ha saputo tradurre in immagini l’efficacia di un “poema” qual è il Cantico delle Creature. Però ricco di un richiamo al mondo perché ritrovi la strada della fratellanza.
Ancora oggi, la forza della promozione culturale, connessa con l’informazione e il confronto politico aperto, rappresenta la strada maestra per il coinvolgimento delle componenti positive della collettività, per dare concretezza all’azione del governo locale capace di ascoltare, interpretare e risolvere i problemi, costruire avvenire per le nuove generazioni, accrescere lo spirito di servizio di chi la politica la considera una missione, non una difesa di interessi. Nella ricerca del bene supremo: la PACE:
In Umbria, l’arte e la storia, il passato e il presente si coniugano con l’ambiente, con il paesaggio, con le tradizioni, con le immagini dell’antico che testimoniano la evoluzione dei valori sociali di generazioni passate. Le Abbazie, i castelli, le pievi, i romitori custodiscono un patrimonio senza il quale l’Umbria sarebbe una regione qualunque.
Per preservare, custodire e soprattutto valorizzare tutte queste “ricchezze”, portammo avanti un disegno di programmazione durante le prime legislature regionali, nel convincimento che l’Istituto di interpretazione diretta della volontà popolare, (la Regione, appunto) sarebbe servito da volano per dare contenuto alla messa in atto di un nuovo modo di fare politica.