E’ iniziata la 38esima edizione del Campionato mondiale di calcio, in Qatar
di AMAR
Pronti, partenza, via! E’ cominciato l’alluvione delle partite del mondiale di calcio. Saranno in campo 32 squadre nazionali affiliate alla FIFA. Nella prossima edizione, nel 2026, verrà ampliata la partecipazione a 48 stati. Si gioca nella minuscola penisola del Qatar, attaccata all’Arabia Saudita, nel Golfo Persico (Oceano Indiano). E’ un Emirato retto da una Monarchia costituzionale. Minuscolo il Qatar, poco più esteso dell’Abruzzo, in quanto misura 11.570 kmq.
In compenso possiede enormi giacimenti di petrolio e gas, fattori energetici che – si sa – attirano gli affari, quanto la calamita il ferro o il miele le mosche. Non per caso, c’è stato chi ha scritto che “un vincente del trofeo c’è già sicuro: il dio denaro.” E ha aggiunto: “Impressionante il giro di affari ed interessi che hanno soffocato le voci di protesta per le vittime dei lavori”. L’autorevole Guardian pare le abbia quantificate in 6.500 morti. Che sono una enormità, in una popolazione esigua: poco più di 2 milioni e 300 mila abitanti. I quali però vantano un reddito medio pro capite (beati loro!) tra i più ricchi del mondo. Parlano l’arabo e si chiamano quatarioti, quatariani, quatarini. L’acqua potabile scarseggia e non ci sono ferrovie, ma una rete stradale importante. La capitale si chiama Doha.
Questo, in sintesi estrema, il profilo del Qatar che ospita la 38a edizione della Coppa del mondo di pallone, manifestazione nata, nel 1930, dall’idea di un francese, Jules Rimet e Coppa Rimet infatti si chiamò in passato. Attualmente, FIFA World Cup. Sono 18 i Paesi che hanno ospitato la Coppa: due volte l’Italia (1934 e 1990), la Francia (1938 e 1998), il Brasile (1950 e 2014), il Messico (1970 e 1986), la Germania (1974 e 2006). In quanto a vittorie, sul gradino più alto del podio, c’è il Brasile con 5 successi (1958 – 62 – 70 – 94 – 2002), seguito dall’Italia con 4 (1934 – 38 – 82 – 2006), alla pari con la Germania (1954 – 74 – 90 – 2014). Una curiosità: il massimo seguito televisivo c’è stato durante la finale mondiale tra Francia e Italia del 2006, stimato, nel mondo, in 715 milioni di spettatori.
La triste novità per i tifosi di parte nostra, è che gli azzurri non ci saranno quest’anno, come non ci furono nel 2018. Ci sarà il Senegal (con tutto il rispetto), non l’Italia. Che intanto se l’è spassata con Albania e Austria. Il NO QATAR ce lo ha intimato la Macedonia del Nord, battendoci per 1 a 0 al 92°, sul campo di Palermo, ad opera di un carneade di nome Trajkovski. Almeno, quattro anni prima, era stata la Svezia a cacciarci da Russia 2018. E dire che (il 17 luglio 2021 ), a Londra, prima di superare l’Inghilterra in finale (3 a 2 ai rigori) e trionfare agli Europei, gli Azzurri avevano fatto fuori Turchia, Svizzera, Galles, Austria, Belgio e addirittura la Spagna.
Non partecipano i nostri, con la maglia della casa, ma sono largamente presenti i campioni stranieri che giocano nello stivale (in modo che i giovani autoctoni rimangano dietro le quinte). Sono addirittura 67 della massima categoria e persino 3 di Serie B. Per esempio, la Juventus con 11 suoi stipendiati, il Milan e l’Inter con 7, il Napoli e il Torino con 5, la Roma, l’Atalanta e il Verona con 4. Una massiccia discesa dall’albero della cuccagna che, verso gennaio, per i carichi di lavoro subiti extra, potrebbe pesare sul restante torneo di Serie A. Nella graduatoria per nazione, dall’Italia per il Qatar, sono partiti 11 serbi, 10 polacchi, 6 argentini; poi camerunensi, croati, olandesi e, via, via, l’intero esercito dei 70 “italiani” (per modo di dire) convocati da nazionali estere.
Ci sarà da guadagnare molto bene pure per chi giocherà meglio: 42 milioni di euro a chi vince la Coppa. Noi la vincemmo gloriosamente nel 1982, e ci dettero poco più di 2 milioni. Alcune innovazioni tecniche di rilievo riguardano le rose lunghe di 26 elementi, con 15 riserve in panchina e il VAR con il fuorigioco semi automatico. Per la prima volta, gli arbitri donna disponibili nella fase finale del mondiale maschile.
Come al solito, i sudamericani si presentano un passo avanti, il Brasile in testa. Se adotteranno la seguente formazione, ci potrebbero restare: Alisson, Danilo, Marquinhos, Thiago Silva, Alex Sandro, Casemiro, Fabinho, Raphinha, Paqueta, Neymar, Richarlison. Competitor di rilievo l’Argentina di Messi, imbattuta da oltre 30 partite. Comunque – dicesi – la palla è rotonda e quindi nulla è scontato. Nessuno ha calcolato il valore complessivo di tutti gli atleti d’ogni squadra, presenti in campo al mondiale. Forse perché sarebbe un conto quasi impossibile, stanti le monumentali cifre di mercato: Il pallone moderno gira se ungi bene le ruote. Altrimenti, s’inceppa.
Ora, di fronte alla T V , non ci resta che accogliere l’invito evangelico “sopportate pazientemente le persone moleste”. Cioè, quelli dietro al microfono, i quali, come di consueto, ci inonderanno di parole. Con lo spiegatore appresso. Per gli inviati italiani, senza Mancini e compagni, saranno tempi duri. Anche se loro favelleranno di tutto, ugualmente, per filo e per segno, azione per azione, ciascun nome dei calciatori in campo, inseguito con tenacia.
Pure in occasione di Ghana – Costa Rica oppure Iran – Corea del Sud (sempre con ogni rispetto per loro), qualunque possa essere l’ora del giorno o della notte. Direbbe Fracchia, “una precisione mostruosa!” E una loquela spesso inversamente proporzionale all’interesse dei nostri compatrioti spettatori. Ai quali – siccome tifosi tricolori e orfani lacrimevoli – delle partitelle di contorno, non gliene potrà fregar di meno. Rubo altrove e in alto una frase santa: Signori telecronisti (qualche volta) state zitti, se potete!