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Home » L’Umbria e la Sabina, una “cassaforte” di beni culturali e ambientali
Opinioni

L’Umbria e la Sabina, una “cassaforte” di beni culturali e ambientali

admin05 Mins Read
 
 
 

Nel 2025, Roma ospiterà il grande Giubileo della cattolicità

di AMAR

Scrivendo di incontri, documenti, protocolli d’intesa riguardanti lo sviluppo coordinato della cultura dell’accoglienza e del turismo tra Terni e Rieti, per la valorizzazione delle risorse comuni esistenti nei i due territori; scrivendo di tale argomento, mi tocca usare i verbi al passato remoto. Perché, nulla c’è al presente e al futuro, malgrado la complementarietà e contiguità tra le province e gli interessi che tra loro coincidono. Scrivo questo pensando alla saggezza di esperta massaia (rurale) di mia nonna che ripeteva: “Con le chiacchere non si fanno frittelle”. E siccome, dei problemi in argomento ho trattato in diverse precedenti occasioni, ho concluso che pure l’ennesima volta può essere utile per portare un contributo all’unione degli orizzonti tra Umbria e Sabina. E poi, sono convinto che la tenacia sia una virtù.

Di documenti che prefigurano intese e progetti ce ne sono stati più d’uno nel tempo, di interventi concreti una quantità evanescente (un modo elegante per dire nessuno). Mettere in atto una progettazione unitaria in materia turistica e non solo, su un comprensorio coinvolgente l’Umbria e la Sabina, potrebbe significare la realizzazione di opere utili allo sviluppo e creare anche interessanti connessioni sociali.

Le risorse storico – ambientali esistono in quantità rilevante, sembrano invece sciatte le volontà politiche per costruire sincronie istituzionali. Si tratta di due entità – l’Umbria e la Sabina – di ridotte dimensioni geografiche, lontane dal mare e dotate di infrastrutture viarie non più moderne. L’unione delle forze economiche e politiche potrebbe portare notevoli benefici. In un’epoca ormai caratterizzata dalla globalizzazione e dal gigantismo, la “microdimensione” rappresenta un handicap che impone cambiamenti di rotta e di visioni strategiche. In questa nuova logica, il provincialismo va rimosso a beneficio di sinergie, le sole capaci di produrre autorevolezza politica e forza economica. Compresa l’attrazione imprenditoriale.

E allora, tornando al turismo, per non generalizzare il discorso, non mi pare inutile definire il quadro dell’offerta complessiva che l’Umbria e la Sabina possono mettere insieme. Prima di tutto, la “cornice” costituita da un patrimonio ambientale di elevato valore. Allora i fiumi e i laghi. Il Tevere, il Velino e il Nera, tutti e tre inseriti in un contesto paesaggistico di grande interesse. Poi, i laghi: Trasimeno, Piediluco (con Villalago), quelli di montagna, Salto e Vomano, gli altri della piana reatina. Ancora in materia idrica, le zone delle acque minerali: Sangemini, Acquasparta, Sanfaustino, Cottorella. Le termali: Cotilia. E la peculiarità degli innumerevoli centri storici di collina che contengono la storia del passato legato alle tradizioni della civiltà contadina.

Parlando di acqua e turismo, perché no, avanzare anche la proposta di visite guidate degli impianti idroelettrici umbro – sabini (che sono molti) per mostrare, dal vivo, come si fabbrica l’energia pulita e rinnovabile. E magari come si “modella”, a Terni, l’acciaio. Dimenticavo il sito archeologico millenario della città romana di Carsulae (gli scavi continuano a mostrare sorprese) ma la aggiungo qui.

L’Umbria e la Sabina sono unite da uno storico percorso religioso, interamente legato al messaggio di San Francesco: La Vallesanta ed Assisi che muovono forti correnti di visitatori e danno fama al territorio. Il turismo religioso ha anche altri percorsi che indirizzano verso le opere d’arte conservate nelle Basiliche e nei Musei. Ambiente e cultura offre la Valnerina, sino a Cascia, la “patria” di Santa Rita e a Norcia di San Benedetto. Le rocche, le pievi, le Cattedrali.

Uno sguardo particolare merita il Terminillo e il turismo invernale ed estivo d’alta montagna. Si arriva sino ai 2.000 metri. Salendo attraverso salubri zone boscose e incantevoli paesaggi che guardano l’intera valle reatina. Le attuali precarie condizioni della montagna dei romani e dei ternani, ve le faccio raccontare dal titolo di un recente intervento pronunciato nel Consiglio comunale di Rieti. Dice: “La disfatta dell’ultima stagione invernale 2023 – 24 sul Terminillo, non dipende soltanto dalla mancanza di neve”. Vuol dire che le ragioni sono più d’una ed è un peccato mortale perché il Terminillo è stata la più importante stazione sportiva dell’Italia centrale, dotata di una natura attrattiva pure d’estate.

Messi tutti insieme questi “talenti” paesaggistici e storici, si realizza un patrimonio di grande pregio e una offerta di elevato valore ai “flussi nazionali e stranieri”. Tenendo nel debito conto che – tempo una manciata di settimane – si aprirà la Porta Santa del Giubileo 2025.

Pensiero negligente

Ho ricordato, giorni addietro, i tempi lontani (quasi antichi) del mio liceo e del forte rapporto cameratesco che ha legato, fino a tarda età, quei compagni di scuola. Un legame forte, indelebile. Sentimento quasi fraterno che è sopravvissuto vita natural durante. Mi sono chiesto: Se il mio compagno di banco, che mi è stato seduto accanto per cinque anni scolastici, invece di essere cittadino italiano, fosse stato figlio di famiglia straniera, nato e cresciuto in Italia (come ce ne sono oggi a migliaia), il nostro vincolo di affezione sarebbe rimasto lo stesso? Secondo il mio pensiero ho risposto SI. Però, ascoltando alcune moderne sirene, mi verrebbe da dire NO.

Sono le sirene che distinguono e dividono i nati in Italia da famiglie autoctone, dagli altri, pur’essi nati qui da noi, però considerati stranieri come i loro padri e madri. Si tratta di una posizione politica che, a rifletterci bene, echeggia l’altra di stampo razzista. Il mio quinquennale compagno di banco, malgrado connazionale, studente come me, che parlava l’italiano come me, qualora di origini estere, oggi non avrebbe potuto aspirare alla cittadinanza italiana. Dunque, sei nato in Italia, studente italiano, di lingua nazionale, integrato socialmente? Non basta. Non puoi essere uno come noi. Sei fatto a nostra immagine e somiglianza, però non puoi fregiarti del titolo. Se stai male, il servizio sanitario ti soccorre, se vai a scuola ti spettano tutte le provvidenze, però cittadino italiano NO. Una deriva civile nascosta dietro il principio tossico prima gli italiani. E la sacra difesa dei confini della Patria dai migranti assalitori che rischiano di inquinare l’italianità. Adolf diglielo tu!

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