Occorre diminuire drasticamente gli scarti e favorire il riutilizzo
di Adriano Marinensi
Il ciclo di vita di ciò che produciamo va allungato oltre il possibile. E’, in estrema sintesi, la base ideologica dell’economia circolare che – se condivisa da un numero crescente di soggetti attivi – porterà alla drastica riduzione dei rifiuti e, nel contempo, ad un uso meno dissennato delle risorse naturali. Che non sono infinite. Mentre gli scarti quotidiani stanno diventando un problema di carattere igienico, sanitario ed estetico. Se una parte importante tornerà nel percorso virtuoso, oltre il riciclo e fino al riutilizzo, si trasformerà da problema in risorsa. Appare ormai superata la politica del produrre, usare, gettare che, per anni, ha animato i falsi “consigli per gli acquisti”.
Ne abbiamo preso ormai coscienza, dando credito al monito che considera possibile l’esaurimento delle materie prime sottratte, a man bassa, nel suolo (la deforestazione) e nel sottosuolo (l’estrazione del petrolio e non solo). L’economia circolare diventa così la chiave di volta essenziale per costruire l’arco di sostegno del progetto complessivo. Il primo gradino è la corretta raccolta differenziata e quindi il primo richiamo patriottico va rivolto a tutti, attraverso una cultura ecologica diffusa. A chi opera nel domestico va raccomandato l’uso del contenitore dell’umido: odia le frazioni estranee che squalificano il contenuto. E viceversa.
Il richiamo vale ancor più per la filiera della ristorazione, per i supermercati, per le mense aziendali, per i bar e per tutti gli altri servizi connessi all’alimentare. Gli impianti tecnologici avanzati ricavano dalla frazione umida, quantità rilevanti di concimi per l’agricoltura, oltre a bio gas ed energia. Con l’accessoria possibilità di estrarre CO2 che serve a rendere gassate le bevande. Differenziare significa pure ridurre al minimo gli inceneritori e marginalizzare le discariche, oltre ad abbassare il costo del servizio a carico degli utenti.
Ci siamo resi conto, con l’esperienza, del prezzo pagato dalla natura lungo la strada del progresso materiale. E che, assecondare la crescita coniugandola con il rispetto dell’ambiente, si può. Si può e si deve. C’è una relazione obbligatoria tra le esigenze della modernità, civile e produttiva, e le altre che impongono garanzie per le future generazioni, onde cancellare o, quanto meno, ridurre i danni derivanti dal degrado ambientale. Spetta in primis alla politica, intesa in senso complessivo e democratico, fare le scelte guida, ormai diventate anche urgenti. Uno strumento essenziale occorre tenere sempre attivo: l’informazione che crea maggiore sensibilità tra la gente comune, soprattutto a livello locale. Agli Enti amministrativi, alle diverse componenti culturali, alla scuola spetta il compito di svolgere una azione autorevole e di massima responsabilità, nel chiamare a consenso l’opinione pubblica e realizzare le nuove linee di indirizzo formulate dalla scienza ecologica. Con una attenzione severa e critica verso l’uso della plastica che tanti impatti negativi ha già causato al Pianeta (vedi le isole artificiali che hanno invaso i mari).
Tornando all’esempio della raccolta differenziata dei rifiuti, essa è sostegno non secondario all’economia circolare. Il suo mancato successo è pregiudiziale. Pubblicizzare i vantaggi economici per la collettività, far conoscere la crescente funzionalità dei servizi di raccolta e smaltimento, motivare l’utenza all’impegno quotidiano, può contribuire al successo dell’operazione. Insomma, il cittadino è attore coprotagonista nella ricerca del raccordo utile tra economia e ambiente, per le garanzie del progresso cosiddetto a misura d’uomo. Ed a misura di quel che l’uomo ha intorno. Indispensabile è il preventivo studio di fattibilità nella programmazione delle azioni onde dare la massima correttezza agli interventi sul territorio. Un altro settore ove occorre agire è quello produttivo dei generi di diretta necessità.
Ho comprato, il Natale scorso, un panettone confezionato dentro un elegante incarto luccicante di colori, accessoriato con nastro e fiocco variopinti. Onde conservare la fragranza, lo avevano introdotto, da ultimo, nel solito sacchetto di plastica. Una esibizione attraente dal punto di vista commerciale, però una pessima offerta, destinata ad accrescere la diffusione degli scarti. Quindi, il contributo di civiltà dobbiamo chiederlo anche alle aziende che sono a monte della grande distribuzione, perché tengano presente un po’ meno gli effetti speciali (l’allestimento di solleticanti scaffalature di vendita) e un po’ più le esigenze della tutela ambientale.
Gli addetti ai lavori hanno indicato le sei erre necessarie per raggiungere l’obiettivo dell’economia circolare: 1) ripensare i metodi di produzione; 2) ridurre le componenti dei rifiuti; 3) rimpiazzare i rifiuti pericolosi; 4) riciclare le maggiori quantità possibili; 5) riutilizzare in misura pressoché totale; 6) riparare il vecchio, invece di ricorrere al nuovo. Si tratta di regole semplici che, inserite nella vita quotidiana, possono dare notevoli risultati. A condizione di promuovere una eco – progettazione d’ogni ruolo, lungo il percorso destinato a coniugare riguardo della natura e ricerca del profitto.
Ed ora la solita domanda impossibile: Può un ex (molto ex!) Consigliere comunale, il quale – per 15 anni di seguito – si è seduto nell’aula affrescata di Palazzo Spada, a Terni (dissero – forse con poco onor del vero – non a scaldare il banco); può quell’ex Consigliere rivolgere al Sindaco una raccomandazione? La risposta è no. Io però, ci provo lo stesso, da anonimo cittadino. Che ha letto, con piacere, la notizia riguardante l’intitolazione toponomastica, decisa dalla Giunta, ad Enzo Tortora, Jan Palach ed alla concittadina Cinzia Perissinotto. Culturalmente una decisione da apprezzare, trattandosi di personaggi ben degni dell’omaggio.
Un altro personaggio che ritengo degno d’essere tramandato, attraverso l’intitolazione di uno spazio pubblico, è Enrico Micheli. Ternano autentico (ci teneva a sottolineare “nato in Via delle Portelle”), ha dato lustro alla nostra città ed al Paese come Manager, Uomo di Stato e Scrittore. E’ stato Direttore Generale dell’IRI, quando l’Istituto era la più grande e complessa impresa italiana; è stato Deputato al Parlamento, Ministro dei LL.PP. ed autorevole Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Segretario del Consiglio dei Ministri; è stato narratore di talento (ha scritto 10 romanzi, uno dei quali tra i 15 finalisti del Premio Strega). Sempre tenacemente attento alla soluzione dei problemi di Terni e dell’Umbria. Per il suo impegno, ha ricevuto l’apprezzamento del popolo ternano ed umbro e del mondo politico e culturale italiano.
Egregio signor Sindaco, sono stato collaboratore ed Amico di Enrico Micheli e ritengo Egli meriti un adeguato riconoscimento da parte dell’Amministrazione e di quanti ne hanno apprezzato le doti intellettuali, lo spirito di servizio, l’autorevolezza dell’azione. E la ternanità “rosso – verde”.