Terni, Spoleto e Rieti, un “triangolo scaleno” inammissibile
di Adriano Marinensi
Questo non è il principio di un pentimento, però confesso di aver peccato, in opere e omissioni no, ma in pensieri si. Pensieri somiglianti ad una censura nei riguardi della città dove vivo, delle forze politiche, amministrative, culturali che vi operano. Stormi d’uccelli neri com’esuli pensieri nel vespero migrar! Tempo addietro, ho peccato, quando, a Spoleto, ebbe inizio l’ennesimo spettacolo superbo del Festival dei Due Mondi. E, a Rieti, si svolsero i Campionati nazionali di atletica leggera. Spoleto e Rieti, due dimensioni urbane pressoché gemelle rispetto a Terni. Pari anche dal punto di vista della storia, delle tradizioni, dello sviluppo. Spoleto da una parte, Rieti dall’altra, formano con Terni, un triangolo geografico per diversi interessi politici, economici, sociali.
Il triangolo scaleno
Dunque, gli spettacoli del Festival, a Spoleto, lo sport di alto livello a Rieti. E a Terni? Nulla. E’ a tal punto che mi è venuto da pensare: Anche a Terni, si potrebbe costruire un cartellone di spettacoli di un certo spessore. Però, dove? Non ci sono i cosiddetti contenitori. L’unico, il Teatro Verdi, è chiuso da molti anni e altro non v’è. Del suo ripristino si parla con cadenza periodica, ma lui, la sola location (scusate il termine) in grado di ospitare manifestazioni di rilevanti dimensioni, rimane inagibile oltre la scalinata e le colonne, restaurate.
Si potrebbe promuovere un programma sportivo di rilievo. No, di atletica, come Rieti, no, perché non abbiamo l’impianto adeguato. Allora di ciclismo. Di ciclismo no, perché non abbiamo il velodromo idoneo. Di calcio neppure, perché il Liberati è vecchio e insufficiente (per farne uno nuovo, ci dovremmo “accollare” una clinica sanitaria con tanti letti convenzionati). I miei cattivi pensieri hanno migrato verso una lunga serie di inadempienze e di incompiute che, da anni ci affliggono e sono approdati a delle conclusioni che non posso scrivere in quanto irriferibili.
Poi, m’ è venuta nostalgia per un progetto di città redatto e realizzato attraverso il confronto tra tutte le componenti sociali. Per rimettere in movimento quegli strumenti amministrativi che, una volta, si chiamarono partecipazione e programmazione. Strumenti – dicono – ormai fuori moda e perciò negletti, che – a mio giudizio – proprio perché dimenticati, ci hanno fatto perdere il giusto orientamento nel governo locale. E pure l’autenticità del rapporto piazza – palazzo, per realizzare la nuova democrazia, magari utilizzando forme tecniche moderne, in grado di dare contenuto ad una ideazione avanzata. Che, per Terni, sia utile alla ricerca della dimensione adeguata alle sue aspirazioni. Almeno per essere terzo lato paritario del triangolo con Spoleto e Rieti.
L’ecologia e i due Francesco
Francesco d’Assisi e Papa Francesco, due Sant’Uomini innamorati di ciò che Dio ha creato. Il Poverello, i suoi amori ecologici li ha espressi e immortalati in quel meraviglioso messaggio che volle chiamare il Cantico delle creature (Laudes creaturarum), composto due anni prima della morte, avvenuta nel 1226 : “Frate Francesco, quanto d’aere abbraccia questa cupola bella del Vignola, quando incrociasti all’agonia le breccia, nudo giacesti sulla terra sola” (Carducci). Il significato e il valore spirituale del Cantico è ormai noto al mondo. Si snoda, con intensità e vigore, scritto nel semplice volgare umbro del XIII secolo, una alta lode al Creatore per le sue meraviglie, diventando così anche un inno alla vita ed all’amore. Una preghiera dove è riflesso l’ambiente terreno in una cornice celeste, schematizzato nel testo poetico più antico della letteratura italiana.
“Altissimo, Onnipotente, bon Signore, laudato sie per frate Sole … per sora Luna e le Stelle … per sora Acqua e madre Terra”. Persino “per nostra corporal sorella Morte”. I contenuti dell’annunzio – che sa di misticismo ed estasi – seguono l’itinerario della fede ed il carattere della Creazione, unitamente alla esaltazione dell’opera divina che l’uomo deve tutelare, come dovere assoluto.
Nella Lettera Apostolica Laudato si’ (2015),Papa Francesco orienta la sua attenzione verso “quello che sta accadendo alla nostra casa”, la casa dell’umanità che oggi appare in declino, in dissesto, sia dal punto di vista morale e culturale, sia da quello ambientale. Parla del “clima come bene comune”, da difendere dall’inquinamento, dai cambiamenti climatici, con una moderna gestione dei rifiuti e una nuova cultura degli scarti. Poi la “questione dell’acqua” ed ancora il “pericolo di esaurimento delle risorse naturali”, attraverso l’eccessivo consumo. L’ambiente – afferma il Pontefice – sta subendo manomissioni pesanti “a causa dei modi di intendere l’economia e l’attività produttiva”: E’ conseguente l’impatto negativo sulla biodiversità. Tutto ciò provoca “deterioramento della qualità della vita umana e degrado sociale”.
Si evidenzia nella Laudato si’ il riferimento al Vangelo della Creazione, ma anche la sanzione per la “radice umana della crisi ecologica”. E ancora “il relativismo pratico, la necessità di difendere il lavoro, l’innovazione biologica a partire dalla ricerca”. L’ecologia è vista come scienza ambientale, economica, culturale, che incide sull’esistenza quotidiana, sul principio del bene comune e sulla giustizia tra le generazioni. Traccia quindi Papa Francesco, “alcune linee di orientamento e di azione”, improntate “all’alleanza tra umanità e ambiente, alla pace, all’amore civile e politico”.
Perché, sottolinea, “la cura per la natura è parte di uno stile di vita che implica capacità di stare insieme”. Dunque, parlando del Creatore e del Creato, seppure a distanza di secoli, si ha la sensazione di una comunione spirituale e sociale tra il Santo e il Papa. Insegnamento che deve impegnare la riflessione collettiva, per tener fede alla autorevolezza ed alla globalità dei richiami.
La musica non musica e la cultura non cultura
Fin qui, hanno parlato due Grandi in tema di ecologia e difesa dell’ambiente. Ora, consentite ad un piccolo (anzi piccolissimo), una considerazione. Vorrei dire un grazie (all’incontrario) al signor Sindaco di Terni, il quale ha consentito il programma agostano di concerti che, per diverse notti, ha sovvertito l’ambiente urbano. Concerti (?) udibili in ogni contrada, fino alle ore piccole. Con gli amplificatori al massimo e le percussioni prevalenti. La musica del bum! bum! bum! Una aggressione sonora ingiustificata. Tutto il clamore in palese contravvenzione (non sanzionata) alla legislazione in materiadi inquinamento acustico.Insomma, la musica non musica, obbligatoria per tutti, per chi la gradiva e chi invece preferiva dormire. Vale a dire, la cultura della non cultura.