Solitamente, gli anniversari si festeggiano oppure si celebrano. Quelli delle guerre, no. Soprattutto delle guerre in corso
di Adriano Marinensi
Solitamente, gli anniversari si festeggiano oppure si celebrano. Quelli delle guerre, no. Soprattutto delle guerre in corso. Come in Ucraina, dove si sta combattendo sotto il tunnel del dolore e del terrore. E la luce ancora non si intravvede. Purtroppo, il consuntivo attuale delle morti e della distruzioni da la dimensione della tragedia e parla in termini di estrema gravità: Ucraini morti 50.000, soldati russi caduti 150.000, vittime civili 7.000 , tra le quali molti bambini. Oltre a milioni di profughi, di sfollati e di senzatetto. Una economia, quella ucraina, messa in ginocchio.
Gli analisti dell’ONU hanno stimato che l’aggressione in atto abbia provocato danni al 40% del patrimonio edilizio ed alla metà delle strutture energetiche e logistiche. La ricostruzione sarà a carico dei popoli d’oltre cortina che dovranno subire una decurtazione non marginale delle proprie risorse. Magari destinate a ridurre le povertà, a migliorare i presidi sanitari, ad accelerare i processi di sviluppo sociale e civile. In più, di fronte ai pericoli reali di assalti a mano armata, è stato necessario investire ingenti risorse, al fine di rafforzare le difese con nuovi armamenti.
E l’aggressore non molla. Anzi progetta di accrescere i suoi assalti. Malgrado abbia ricevuto l’ostilità palese di gran parte degli Stati del mondo, intende perseverare, minacciando l’uso delle armi nucleari. Continua nell’idea perversa di attacco e conquista. E’ affamato di potere e appartiene alla razza che si sente protagonista della storia e padrone, lui solo, del destino di milioni di persone. Anche sovrastando, con arbitrio, la dignità di un popolo umiliato ed offeso.
Quel 24 febbraio 2022, molte strade in Ucraina, adibite al traffico civile, si trasformarono in percorsi militari. Al seguito di 1.000 carri armati, varcarono la frontiera 200.000 soldati che indossavano l’uniforme di un regime straniero. Quindi, cominciarono i bombardamenti con missili sparati da lontano. Per la popolazione civile iniziò il calvario. Che si disse breve, perché l’invasione doveva essere rapida e la conquista totale. Invece, è trascorso un anno e la guerra continua.
Per i tiranni la democrazia è un pericolo
C’è un autocrate che sembra mirare ad ingrandire il suo impero, nell’impossibilità storica di restaurare la Russia sovietica. Dunque, la conquista dell’Ucraina, primo passo per allontanare il pericolo (Putin lo ritiene un pericolo) dell’’Europa e della democrazia. Ora, proprio verso i Governi democratici dell’Occidente è rivolto il rabbioso risentimento. Hanno messo i bastoni fra le ruote dei carri armati e fatto fallire la guerra lampo. Malgrado il sacrificio umano ed economico sopportato, Kiev è ancora lontana.
A tal punto, l’interrogativo che rimbomba come il tuono del cannone è questo: La guerra finirà, in modo cruento, sul campo di battaglia oppure, in termini pacifici, sul tavolo del negoziato? Comunque sia, alla condanna morale e politica di colui che l’ha scatenata, dovrà aggiungersi quella giudiziaria, pronunziata da un Tribunale internazionale, al pari di Norimberga alla fine del secondo conflitto mondiale. Considerando che, oltre a Putin, c’è, a Mosca, una classe dirigente e militare che ha contribuito a dare una immagine pericolosamente retriva della Russia di oggi. Non solo in Russia c’è un tiranno. L’Occidente deve mandare segnali autorevoli anche in Corea del Nord, in Cina, in Iran. Ovunque c’è un regime autoritario, si nasconde un potenziale nemico dei popoli democratici.
Terni: Le possibili “trappole” delle elezioni amministrative

Il “pensiero piccolo” dell’Amministrazione comunale di Terni
Siamo alle soglie della vigilia elettorale: Il 14 e 15 maggio, Terni dovrà rinnovare gli organi di governo locale. E’ dunque tempo per esprimere un rapido parere sulla passata attività amministrativa. Se fossimo in ambito scolastico, un insegnante equo, all’alunno comunale avrebbe tutti i motivi per dare una sonora insufficienza alla mediocre gestione della politica municipale. Nel lungo periodo (5 anni lo sono) da una Giunta comunale si pretendono provvedimenti che facciano da volano allo sviluppo in ogni settore. Non è stato così a Terni. Anche perché non è stato chiesto alla città, alle sue componenti protagoniste di partecipare alla programmazione delle decisioni di indirizzo politico e di pubblica amministrazione. Si è avuta l’impressione che, nell’antico Palazzo Spada, il ponte levatoio sia rimasto prevalentemente alzato.
All’inizio dell’attuale mandato, i ternani si affidarono alla novità rappresentata dai partiti di destra. Oggi debbono riconoscere d’essersi sbagliati: L’esperimento è fallito. Anzi è naufragato nella mediocrità del pensiero piccolo. Siamo gravati al presente, da gran parte degli stessi problemi. Nessuna iniziativa culturale di rilievo, nessuna buona nuova nel settore dell’occupazione giovanile, eravamo alle prese con il grosso ostacolo sociale delle povertà che tale è rimasto, respiriamo la medesima aria inquinata di allora, mentre si è aggravata la peste della droga; e se sovrapponessimo la fotografia aerea del traffico veicolare odierno a quella di 5 anni fa, troveremmo una somiglianza gemellare. Mi fermo qui per carità di patria.
La capacità di proposta e programmazione
Molte delle criticità pregresse sono rimaste tal quali, a testimonianza di un fare amministrazione inefficace, inadeguato, incapace di alzare lo sguardo oltre il basso impero. Non ha saputo lasciare una impronta visibile sulla città. In buona (?) sostanza, abbiamo sprecato un periodo non breve nell’ignavia, mentre Terni, per le precarie condizioni socio – economico – culturali, ha assoluto bisogno di una progettualità creativa di alto profilo, fondata sulla autorevolezza della classe dirigente e sulla incisività degli atti emanati dal principale Ente locale. Occorre recuperare le due P: Proposta vigorosa e programmazione coordinata.
Per la prossima occasione di voto, almeno due sono i punti di orientamento: 1) respingere la riproposizione di esperienze negative come quella conclusa; 2) evitare candidature non affidabili per carenza di equilibrio comportamentale e rudezza di vocabolario. Speriamo che gli elettori riflettano seriamente e vadano alla ricerca di una soluzione che sappia garantire un piano di sviluppo coraggioso, efficace ed immediatamente esecutivo. E di uomini esperti e garanti della sua realizzazione. Perché, le idee (valide) camminano sulle gambe degli uomini (validi). Altrimenti sarà ancora – come scrive Dante – come d’un rivo che d’alto monte, scende giusto ad imo.