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Opinioni

La storia insegna e il mese di maggio racconta

admin06 Mins Read
Jacques-Louis David, Napoleone Bonaparte valica le Alpi (particolare)
 
 
 

Alcuni accadimenti e personaggi degni di rimembranza

di AMAR

Facendo altri quattro passi nella storia vicina e lontana, si incontrano fatti e protagonisti che esaltano il mese di maggio. E siccome, a maggio siamo, eccone alcuni, scelti a campione per qualche loro particolarità. Ed anche per il piacere narrativo e il richiamo alla memoria che fa curiosità e cultura. Dall’antichità ai tempi vicini a noi.

Il 6 maggio 1994, la Regina Elisabetta II d’Inghilterra – compirà sul trono d’Albione 280 stagioni, il 2 giugno del prossimo anno, senza alcuna intenzione di scendere – e il Presidente francese (invece, pro tempore) Francois Mitterrand hanno inaugurato l’Eurotunnel che passa sotto il Canale della Manica e collega Francia e Gran Bretagna, dai pressi di Calais fino alla zona di Dover. Galleria trifase lunga 38 chilometri e con l’intero percorso che ne misura oltre 50. Ha una profondità media di 50 metri dal pelo dell’acqua ed una massima di 75, per un costo d’impianto che ha toccato i 10 miliardi di sterline. Si viaggia su ferro e su gomma ed ha la parte sottomarina più lunga al mondo. Dunque, un’opera gigantesca consegnata alla mobilità moderna.

Un grande evento sportivo comincia tradizionalmente nel mese di maggio: il Giro ciclistico d’Italia. Quest’anno non ha fatto eccezione. E neppure la noia di alcune tappe d’avvio, aggravate dalla petulante descrizione della troupe televisiva RAI (soprattutto due maschietti e una femminuccia, impegnati a narrare, senza sosta, il nulla accaduto in corsa). Nell’edizione del 1940, il 29 maggio si disputava l’11 tappa, da Firenze a Modena. Un esordiente al Giro vinse la frazione e conquistò la magia del primato. La portò sino alla fine, risultando, ancora oggi, il più giovane vincitore della corsa rosa. Aveva compiuto da poco 20 anni (nato a Castellania, in Piemonte, il 15 settembre 1919). Quel giorno (29.5.1940), gli italiani salutarono un altro campionissimo. Da allora in avanti, il radiocronista Mario Ferretti ripeté, molto spesso: “C’è un uomo solo al comando, veste la maglia bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi”. Trionfò altre 4 volte al Giro e 2 al Tour de France.

Sono lontani i tempi delle tappe tipo Cuneo – Pinerolo del Giro 1949, durante la quale, proprio Coppi, scalò, in fuga da solo, per 192 km, 5 colli alpini: Maddalena, Vars, Izoard, Monginevro e Sestriere. Giunse al traguardo con dodici minuti di vantaggio sul secondo. E il secondo si chiamava Gino Bartali. Al termine della Milano – Sanremo del 1946, Nicolò Carosio disse al microfono: “Primo Fausto Coppi. In attesa degli altri concorrenti,trasmettiamo musica da ballo.” Quelle erano imprese da “Processo alla tappa”, altro che la paccottiglia pubblicitaria dei giorni scorsi.

Dal quasi presente al remoto passato. Siamo alla fine del XV secolo. L’Italia è in subbuglio, il Re di Francia Carlo VIII e i Capitani di Ventura spadroneggiano a mano armata. Il 20 maggio 1498, in una piazza di Firenze c’è un’autodafé che arde gagliarda con sopra il corpo, precedentemente impiccato, di un frate dominicano. Si chiama Girolamo Savonarola, protagonista della Repubblica fiorentina, instaurata dopo l’uscita di scena della Signoria dei Medici. Girolamo era finito in quel modo a seguito delle sue fustiganti predicazioni. A Roma, regnava Papa Alessandro VI Borgia, il Papa – papà dei birbaccioni Cesare e Lucrezia, il “concubino” dell’attempata Vannozza e l’amante della giovane Giulia, maritata Orsini. “Voi conducete – andava dicendo Savonarola – uomini e donne alla lussuria, alla pompa, alla superbia; avete condotto i fanciulli alla sodomia.” Tra Alessandro e Girolamo, per via di queste ed altre deplorazioni morali di natura religiosa, s’era acceso un confronto serrato e un duro braccio di ferro. Che non poteva finire diversamente dalla scomunica inflitta al monaco e la sua “cremazione” sul rogo.

Correva il maggio 1886 (lo stesso anno dell’inaugurazione della Statua della Libertà), e un farmacista di Atlanta, in America, (dicono si chiamasse John Pemberton) stava preparando un rimedio contro il mal di testa. Un bell’intruglio, cui mise nome french wine coca, in quanto, tra gli ingredienti, c’erano foglie di coca. La storia delle bevande famose fa risalire a tale giorno l’invenzione della Coca Cola, la bibita industriale che ha rinfrescato il mondo. Alla pozione di Pemberton bastò aggiungere un po’ di zucchero, di caffeina, di aromi naturali e qualche “magia segreta” ed il gioco è fatto. Negli USA, i pubblicitari l’hanno chiamata in cento modi, persino The best friend (La migliore amica); in Italia, Stappa la felicità.

Veloce marcia indietro nei secoli. Ancora maggio, il 14 del 1643: Quel giorno ebbe inizio l’interminabile regno di Luigi XIV di Francia, il Re Sole, le Roi Soleil, il Re cristianissimo, che detenne la corona per 72 anni e 110 giorni. Da quando era nato da poco, sino alla morte. All’inizio regnò sotto la guida della madre Anna d’Austria e del Cardinale Mazzarino. Prese a simbolo il sole, perché, da grande, divenne l’emblema dell’assolutismo monarchico e tutto fece ruotare intorno a lui. Se la spassò con diverse amanti, oltre ad una moglie, una consorte morganatica e una serie di amorazzi con le dame di corte. E’ raffigurato in pesanti paludamenti di sete e broccati.

Due delle “favorite” che durarono di più nell’alcova, gli dettero 12 figli (14 in totale). Ebbe tempo per fare 5 guerre e per regalarsi la spettacolare Reggia di Versailles, costruita in 20 anni (1664 – 1684) con il sacrificio, si legge nel profilo storico, di 227 caduti sul lavoro. La sfavillante residenza reale si compone di 2.300 stanze ed una superficie complessiva di oltre 63.000 mq.Per non tradire l’immagine di “Re bambino”, a Luigi XIV successe il nipote Luigi XV quando, pure lui aveva 5 anni.

E siccome siamo in Francia, rimaniamoci per concludere. Il 17 maggio 1809, Napoleone Bonaparte, decise di emanare un Decreto che aboliva il potere temporale dei Papi e sanciva l’annessione dello Stato della Chiesa al Grande Impero. L’atto sacrilego era arrivato al termine di un duro contenzioso tra l’Imperatore e Pio VII, il quale, di fronte a quel sopruso, emanò la scomunica. Napoleone, si sa, considerava la religione uno strumento utile alle sue conquiste di potere e di prepotenza che crearono reazioni da parte della Curia di Roma.

E’ firmata dall’Imperatore una lettera indirizzata al suo rappresentante di Roma, nella quale si dice: “Se Lui (cioè Pio VII) si comporta bene, io non cambierò nulla; in caso diverso, ridurrò il Papa a semplice Vescovo di Roma.” Alla fine, per ordine del Bonaparte, il Pontefice venne arrestato e rimase prigioniero sin quando il Corso terribile fu sconfitto a Lipsia ed esiliato all’Elba. Poiché di eventi della storia accaduti a maggio ho parlato, da ultimo va aggiunto che Napoleone Bonaparte è morto il 5 maggio 1821. “Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore …“ Il dolciastro epitaffio poetico di Alessandro Manzoni.

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