A dicembre, invece di Buon Natale, saluteremo a braccio teso?
di Adriano Marinensi
La campagna elettorale, la prima in piena estate bollente, è cominciata alla grande. Arma da guerra preferita, la T V., usata soprattutto da chi di televisioni ne ha numerose e di diretta proprietà. Vi puoi veicolare pure le scemenze, tanto nessuno spettatore ti può sbeffeggiare. Si prevede un affollamento intensivo simile alle spiagge agostane.
Il primo ad entrare in scena sulla fedelissima Rete 4, una volta regno dell’incensatore seriale Emilio Fede (fido?). è stato nonno Silvio (il Berlusca)alla sua antica maniera. Ricordate il milione di posti di lavoro nei favolosi anni ’90? Questa volta ha cominciato da una categoria numerosa, quella degli anziani ai quali metterà in bocca denti nuovi e gratuiti, “anche per impianti costosi”. E “mille euro al mese, a tutte le nonne e le mamme d’Italia”. Le favole di Fedro.
Poco prima della II guerra mondiale, una popolare aspirazione fu messa in musica: Se potessi avere mille lire al mese… Mamme e nonne del nostro stivale, se voterete per l’omino di Arcore, il desiderio diverrà realtà. Mille euro al mese, tredicesima compresa. Dunque, il più famoso barzellettiere d’Europa è tornato. E ha narrato la prima della nuova serie. Esilarante. Come ai vecchi tempi: un voto, una promessa, una bugia. Senza manco farsi allungare il naso, come capitava a Pinocchio. Ch’era si un mentitore nato, però, per scusante, aveva la testa di legno. Gli italiani invece ce l’hanno pensante e non simpatizzano molto per chi le spara grosse. Le frottole poi.
Sentite questa. Se l’è intestata ugualmente nonno Silvio. Il quale dice di sapere la verità sulle ragioni del conflitto Russia – Ucraina. L’aggressione del suo amico Putin ha un motivo preciso che la giustifica: E’ stata la risposta irrinunciabile ai piani di invasione armata predisposti dall’Ucraina nei confronti della Russia. Quindi, l’amico Putin non ha potuto far altro che “missilizzare” il nemico in agguato. La campagna elettorale si porta dietro pure le fandonie, però a tutto c’è un limite e una credibilità. Oppure ogni limite ha una pazienza, lo diceva Totò.
Dunque, denti (e sogni) d’oro agli anziani, stipendi fissi alle casalinghe, l’Ucraina che progetta di invadere la Russia e non viceversa. Sui “teleschermi azzurri” ne sentiremo altre, senza alcun rossore. Per i Ministri (Brunetta e compagnia), fuggiti dalla “casa del padre” (casa sta per villa, ovviamente) ci sarà la gogna politica. E pace all’anima loro.
Caro nonno Silvio, ti pare quello usato nell’esibizione di Rete 4, il modo giusto e l’argomentare convincente per risvegliare nei giovani la passione per la politica? E per sollecitare gli “astensionisti” al dovere democratico del voto? A me è parsa una moneta di vecchio conio, pure un po’ decadente e fuori corso. Invece su un punto, valutato qualche giorno fa, hai ragione. C’è timore, tra i moderati, per lo sbandierato arrivo di nonna che occhi grandi che hai! a Palazzo Chigi. Magari portata in trionfo dai suoi seguaci di Casa Pound e simili. C’è timore che, a dicembre prossimo, il consueto augurio di Buon Natale venga sostituito dal più maschio saluto con il braccio teso. Da moderati a camerati, il passo è corto.
Al di là dei mille euro al mese alle casalinghe e dei denti nuovi ai pensionati (i “magnapancotto”, si dice a Terni) per il momento, la proposta programmatica del trio destrorso resta in elaborazione. Abbiamo di fronte una montagna (di problemi) e la vogliamo scalare calzati di scarpe con i tacchi (che aumentano la statura)? Una montagna formata dalla “ammucchiata” tra riforme del PNRR (tante e urgenti), i riflessi della guerra in Ucraina, il mantenimento del credito internazionale acquisito e, di colpo, perduto, l’inflazione in forte rialzo, lo sviluppo economico appena riavviato, le garanzie del lavoro, le povertà da sconfiggere, l’immigrazione in ripresa, il COVID non ancora sconfitto. Tali impegni ed altro. Caro nonno Silvio, rimanendo in fiduciosa attesa di conoscere le Vostre decisioni in merito, porgiamo cordiali saluti.
La parte che scrivo di seguito sembra una favola, perché sta tra realtà e leggenda di paese. Però verosimile, anzi tramandatami con il crisma del fatto realmente accaduto. La cornice dove si inquadra sono i primi anni del ‘900, segnati, in Italia, da una serie di turbolenze. Il marxismo aveva preso piede quale scuola di pensiero socio – economico e politico. Anche l’anarchico Michail Bakunin si era procurato molti seguaci. A Terni, il campione automobilistico Borzacchini, alla nascita, ebbe nome Bacunin (o Bacunino). Solo più tardi lo cambiò in Mario Umberto, in onore del principe Umberto di Savoia.
Mi fecero il racconto di un mio compaesano di Papigno, testardamente renitente. Di cognome faceva Tobia. Il compagno Tobia, comunista di fede granitica. Pare avesse il chiodo fisso di rendere quasi “monumentale” la sua ansia ideologica. In sostanza, ecco il suo messaggio: Avanti il vero ideale e il libero pensiero del ribelle comunista. Escogitò un meccanismo complicato, di sicuro bizzarro, però – dicono – convinto e cocciuto com’era, lo tradusse in atto. Mise al mondo un bel po’ di figli in rapida successione. Li chiamò Avanti, Vero, Ideale, Libero, Pensiero, Ribelle.
Quando nacque l’ultimo, s’era fatto il 1920 e comunista faceva già rima con manganello. All’anagrafe un neonato, Comunista di nome, non lo avrebbero manco preso in considerazione. Allora, il compagno Tobia ripiegò su Comunardo. Tanto si capiva al volo il senso e il significato della frase. L’aspirazione, per lui quasi patriottica, poteva dirsi realizzata. Esplicita e ardita, nella composizione di tipo familiare: Avanti il vero ideale e il libero pensiero del ribelle comunardo. Ardita e incancellabile.
Certo, nell’era successiva, che si scriveva con i numeri romani, del Credere, obbedire e combattere, conservata oggi da Giorgia, nelle nostalgie del autoritarismo con la fiamma nel simbolo; il regime nero qualche grattacapo ai Tobia glielo procurò. Vivemmo i tempi durante i quali, se dicevi in piazza ciò che pensavi, potevi incorrere in qualche sonora lavata di testa (col manganello) o d’intestino (con l’olio di ricino). Vigeva il pensiero unico che proibiva il dissenso, punito pure con il confino, cioè l’allontanamento dalla casa e dal lavoro, sopra un’isola (in mezzo al mar!). Quindi, più tacevi, meglio stavi. L’Italia visse l’epoca della quale – giova ripeterlo – gli occhi grandi di Giorgia hanno nostalgia.
La vicenda del compagno Tobia ebbe corso al principio del secolo passato. Per gli increduli, una lapide cimiteriale al Camposanto di Papigno, con i nomi iscritti sopra, certifica parte della narrazione. Compiono cento anni esatti, ad ottobre prossimo, le aggressioni alla democrazia. In mezzo la dittatura, alcune infauste imprese militari, una guerra civile, il ritorno alla dignità, all’emancipazione civile, alla cultura della libertà. Non sarebbe piacevole dover tornare a far figli per esprimere le proprie opinioni, come dovette fare il compaesano Tobia. E allora: Popolo italiano, vuoi tu conservare il diritto alla difesa del vero ideale e libero pensiero? Se si, ricordati di dare la risposta giusta, nell’urna, il 25 settembre. Altrimenti forse mai più.