Terni: Una riflessione di tanti anni fa, ancora oggi attuale
di Adriano Marinensi
Morti per droga, overdosi, ricoveri ospedalieri per assunzione di stupefacenti: durante il periodo del COVID, a Terni e in Umbria, siamo stati tra i primi d’Italia. Lo attesta La Relazione parlamentare 2021 del Dipartimento politiche anti droga. Aggiunge: Il traffico delle sostanze stupefacenti costituisce una delle principali fonti di proventi illegali per le organizzazioni criminali.
Capita, a volte, di riflettere sulle condizioni sociali del territorio che ti circonda. E ti accorgi che, per la soluzione di taluni problemi, gli anni sono trascorsi invano. Il corsivo qui appresso riassunto, lo scrissi 24 anni orsono, sotto lo stesso titolo appena indicato. Dunque, a Terni, il passato prossimo, sul fronte della droga, ha fatto registrare dati allarmanti. Una situazione critica oggi come allora, (11 dicembre 1998 – LA VOCE – Settimanale di informazione).
Ecco la vecchia meditazione. Di recente, si è levato alto, sull’argomento della diffusione della droga tra i giovani, uno dei tanti ammonimenti della Chiesa. Dice: Il vero problema non è la droga ma la malattia dello spirito che pesa sui giovani. L’osservazione – scrissi – è capitale. La verifica si può fare ovunque. Anche a Terni, dove il morire per droga non rappresenta un evento straordinario. Semmai è il segno di un fenomeno tenuto nascosto sotto una strato di taciturnità, quasi fosse un oltraggio al pudore di una città ancora permeata di provinciale perbenismo. Perciò, il problema, seppure sia tutt’altro che marginale, è ridotto alla dimensione di cronaca nera.
Fa notizia il giovane trovato morto con la siringa accanto, fanno notizia gli arresti avvenuti di recente, a Terni; poi l’argomento viene “mollato”, sino alla prossima occasione. Un lenzuolo steso sopra il giovane senza vita ed un altro “lenzuolo” sopra il tema della droga e delle sue ragioni. Le Istituzioni, le forze politiche, le componenti culturali e sociali, la scuola mostrano tiepidezza. Persino il mondo giovanile non lo affronta con il dovuto cipiglio, per una sorta di desuetudine al confronto.
Eppure la droga, a Terni, c’è. E c’è anche, in larga misura, la malattia dello spirito. La provoca innanzitutto il tramonto della speranza, per un avvenire non illusorio che invece si ha diritto di avere all’alba della vita. Cioè, un modo di essere fatto di sollecitazioni forti verso l’impegno civile e culturale, di partecipazione democratica, di tensione ideale, di pratica della solidarietà, di attenzione ai doveri comunitari, di credito verso la comunità nella quale si vive.
Si tratta di valori sostanziali, senza i quali la società rimane mediocre. E, se le nuove generazioni non si alimentano di questi principi morali, intellettuali, allora finiscono per soffrire la malattia dello spirito che li porta a perdersi nei paradisi artificiali ed a tradire il patto ideale sul quale si fonda la convivenza civile. Ecco quindi che, a Terni, tra le partite da vincere ad ogni costo, campeggia quella contro la consegna del silenzio sull’argomento del disagio giovanile e su altre povertà che non hanno il privilegio della giusta attenzione.
Sin qui la valutazione in data remota. Ditemi voi se non somiglia alla dagherrotipia che attualmente rileva lo svantaggio presente a Terni (e in Umbria): la sovrapposizione di due immagini pressoché uguali e riguardanti questioni aperte da tempo e mai affrontate con la tenace volontà di soluzione. Che invece meritano, per essere la malattia dello spirito e il disagio giovanile negatività in contrasto con un progetto di sviluppo permanente, umano e democratico. Uscire dal “basso impero” è dovere assoluto della politica (intesa come attività di servizio permanente agli interessi dei cittadini). E di chi abbia – a diverso titolo – responsabilità nel governo della cosa pubblica.