Il ridotto consenso elettorale, a Terni, non giustifica più il “monocolore”
di A M A R
Era una vecchia canzone post bellica. La cantava, a squarciagola, come suo costume canoro, Claudio Villa, il menestrello d’Italia. Diceva: Addio sogni di gloria, addio castelli in aria. Oggi, in Umbria, c’è il remake. L’ha intonato il capo supremo di Alternativa Popolare, che quelli di AVS hanno definito (alla lettera) “personaggio imbarazzante e inquilino abusivo di Palazzo Spada con il residuo 12% dei suffragi”.
Il cronoprogramma iniziale del signor Sindaco, al momento del suo ingresso in Municipio, prevedeva, dopo l’occupazione di Palazzo Spada, la conquista di Palazzo Cesaroni alla prima occasione elettorale regionale (17 – 18 scorso). Ed alle politiche future l’assalto vincente a Palazzo Chigi. Tre elezioni, tre Palazzi, tre salti in alto (nella vanagloria).
Doveva essere un crescendo di successi dichiarato apertamente. Invece, al “secondo colpo”, l’Alternativa Pop. ha fatto cilecca. Anzi non ha proprio partecipato da protagonista alla partita. In verità, la coalizione di destra aveva “acquistato” il Partito bandecchiano come centravanti di sfondamento che non ha sfondato nulla, mostrandosi addirittura inefficace per la vittoria che infatti non c’è stata. Un 2 a 0 infausto (Emilia – Romagna ed Umbria) per la “chiamatemi Giorgia”.
Gli elettori umbri hanno dato conto di non gradire le esibizioni un po’ sopra le righe dell’uomo solo al comando (compresa la insulsa storiella delle carote, uova e caffè, raccontata sulla pubblica piazza). E i ternani la scarsa efficacia dell’azione amministrativa realizzata nel primo periodo del mandato. Perciò, la fortuna ereditata alle comunali è in gran parte svampita e l’apporto alla coalizione de la droite rivelatosi inutile. Alla prima verifica di risultato.
E’ chiaro che, a Terni, certe fisionomie balliste hanno dequalificato il confronto, allontanando i votanti dalle urne. Cosicché, sempre a Terni, la percentuale delle astensioni è stata quasi offensiva per una comunità democratica. Sono venuti meno stile e serietà e ciò non ha favorito il dialogo che doveva essere obbligatoriamente costruttivo, vista la precaria condizione della città. Ancor meno sono piaciute le sceneggiate nell’aula consiliare e l’acqua sputata in faccia alle persone.
I risultati elettorali alla mano (cioè, la volontà popolare), giudicano che l’attuale esperienza amministrativa ternana può dirsi conclusa e ricordano che, in politica, esiste il nobile strumento delle di – mis – sio – ni! Semmai si abbia un minimo senso di responsabilità civile.