A vent’anni dal blackout del 2003 si è fatto poco o niente perché quell’emergenza non si verifichi di nuovo
Di Alberto Laganà
Nel 2003 ci fu il più grave blackout della storia italiana con perdite per miliardi di euro, disagi e giornate da incubo per milioni di persone. Dopo 20 anni si è fatto poco o niente perché quell’emergenza non si verifichi di nuovo; le uniche due regioni che non subirono grandi conseguenze furono Trentino Alto Adige e Sardegna in quanto erano disconnesse dalla rete nazionale.
La guerra in Ucraina ha riproposto in modo drammatico questa emergenza e sfortunatamente i veti di amministrazioni comunali, finti ambientalisti e confuse scelte nel settore energetico hanno fatto sì che il prossimo inverno sarà ricordato come un periodo da incubo per le imprese che dovranno chiudere e le famiglie che resteranno al freddo, perché nel frattempo sono aumentate in modo esponenziale le alternative, come il pellet, i cui prezzi sono saliti alle stelle.
La politica non può seguire le mode o gruppuscoli che si oppongono a tutto ma deve programmare con lungimiranza il futuro.
Vediamo quali sono le potenzialità dell’Umbria e trovare il modo di ripartire se vogliamo non farci trovare impreparati per il futuro.
Da cinque anni il sud ed il nord della regione hanno verificato le potenzialità per sviluppare l’energia geotermica già attiva in Toscana e che in quella regione sta per essere potenziata. Le aziende del settore attendono che vengano rilasciati i nulla osta necessari.
Un’altra potenzialità è costituita dall’eolico: vi sono molti progetti che non vengono sbloccati per motivi incomprensibili; si accettano migliaia di antenne televisive e telefoniche su tutte le creste delle montagne ma non pale eoliche che ormai vengono istallate dappertutto per sopperire alla carenza di energia.
C’è da ripensare anche al bio-metano ricavato dalle discariche presenti, dai reflui animali e quant’altro escludendo gli inceneritori che producono grandi danni ambientali e vanno nella direzione opposto all’economia circolare.
Infine un capitolo particolare riguarda il mini idroelettrico che potrebbe trovare spazio anche in Umbria dal momento che bastano piccoli salti, bacini con reintegro notturno ed altre tecnologie che potrebbero essere mutuate da stati europei molto più avanzati del nostro Paese.
Ci auguriamo solo che non passino altri vent’anni ed altre crisi prima che la politica si metta d’impegno per risolvere problemi per troppo tempo trascurati.