Progressisti e conservatori difendono con forza le democrazie occidentali contro le minacce dei nuovi barbari
di Bruno Di Pilla
Al di là della legittima gioia degli sportivi (e dei calciòfili in particolare) per l’elezione a sindaco di Damiano Tommasi nella scespiriana Verona, non è un caso che gli Italiani abbiano premiato il polso fermo di Enrico Letta e del PD sull’incondizionato sostegno, sin dall’inizio della feroce guerra di Putin, alla sventurata Ucraina.
Anche a livello nazionale, in vista delle politiche 2023, sono chiare le rilevazioni statistiche dei sondaggisti sulla consistenza numerica dei partiti: primo è il Partito Democratico, secondo Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, entrambi fortemente atlantisti e coerenti nel caldeggiare la necessità di un inderogabile aumento, sino al 2% del PIL, delle spese militari per la sicurezza della Patria.
Un ossimoro, l’alleanza di fatto tra forze progressiste e conservatrici? Neanche per sogno. Malgrado le divergenze su importanti tematiche economiche e di politica interna, la grande maggioranza dei connazionali, superando ogni barriera ideologica, ha recepito il severo monito del premier Draghi: “Se l’Ucraina viene sconfitta, perdono tutte le democrazie”.
Destra e Sinistra italiane, come d’altronde accade nei Paesi occidentali che hanno a cuore la propria indipendenza, marciano compatte per difendere il più prezioso dei beni: la libertà dai tiranni. Come dire che molti di noi, lavoratori e pensionati con poco più di mille euro al mese, volentieri stringono la cinghia pur di sostenere l’Ucraina e la stessa civiltà greco-romana contro le minacce dei nuovi barbari. Intanto, nel vertice di Madrid, la NATO ha finalmente deciso di mostrare i muscoli, moltiplicando la presenza di uomini e mezzi nelle Nazioni dell’Est Europa confinanti con l’Ucraina, grazie anche all’ingresso nell’Alleanza di Finlandia e Svezia. Né si può dimenticare che Roma dista da Kiev appena due ore di volo. “Prudentia virtus fortium”.