Il rapporto umano e culturale tra Galileo e Federico
di AMAR
Dicono si chiami Acquasparta (in provincia di Terni) perché si trova al centro della zona delle acque sparse (minerali): Sangemini, Amerino, S. Faustino, Furapane. Partecipa, per meriti storici e culturali, al club dei Borghi più belli d’Italia. E’ nota anche per essere stata feudo della Famiglia Cesi, che traeva il suo nome dal piccolo borgo sovrastante la conca ternana, in antico capitale delle Terre Arnolfe. I Cesi furono nobili che vantarono 5 Cardinali e 3 rami di discendenza.
Acquistarono il feudo da Pierluigi Farnese, figlio di Paolo III. Un Papa che merita una sottolineatura per l’opera mediatrice tra Francia e Impero, per aver convocato il Concilio di Trento che dette avvio alla Controriforma, per aver approvato l’Ordine dei Gesuiti di Ignazio di Loyola. Ed anche perché, prima d’essere Papa, ebbe 4 figli e per loro divenne “nepotista” assoluto.
Il palazzo di famiglia e l’Accademia dei Lincei
Della famiglia Cesi, il più noto fu Federico (1585 – 1630), naturalista, nato a Roma, morto ad Acquasparta. La sua casata deve la notorietà locale anche per aver fatto costruire (1561) il palazzo al centro dell’abitato (alla vista, sembra una fortezza) e lui, il principe – conte, la fama per essere stato rinnovatore del pensiero e del sapere, fondatore dell’Accademia dei Lincei (1603) che, in Acquasparta, ebbe la prima sede. L’attributo Lincei deriva da lince, l’animale dalla vista acuta, come acuta dev’essere – dicevano – quella degli amanti della cultura e delle scienze. Di quella Accademia ricevette il sostegno Galileo Galilei (1564 – 1642) nella diatriba con le autorità ecclesiastiche.

Federico Cesi si dedicò, con successo, agli studi di botanica attraverso campagne di osservazione e raccolta, usando il microscopio galileiano. Morì che aveva soltanto 45 anni e il suo corpo si trova nella Cappella gentilizia del Cimitero della cittadina umbra. C’è un cortometraggio (2020), realizzato a cura della Fondazione Carit che racconta il soggiorno di Galileo Galilei ad Acquasparta, ospite di Federico Cesi, la visita alla Cascata delle Marmore (lui li chiamò “i precipizi del Velino, manifestazione del segno Divino”) e il Lago di Piediluco, per motivi di studio e ricerca ed “usare gli occhi per quello che vedono”. Galileo e Federico erano credenti, ma seppero tenere distinti i piani del sapere scientifico da quelli della fede.
Galileo Galilei e il “confronto” con la Chiesa
L’illustre scienziato pisano ebbe un rapporto stretto con Federico e un conflitto “ideologico” con la fede cattolica. Fece uso del telescopio e con le osservazioni astronomiche sostenne le teorie di Copernico, il quale s’era detto convinto che fosse la terra a girare intorno al sole e non viceversa, come aveva sostenuto la “fede” tolemaica. Tolomeo da Alessandria è stato un matematico vissuto intorno all’anno 100 d. C., in Egitto. Elaborò un sistema astronomico di tipo geocentrico ed antropocentrico: La Terra stava in mezzo al Cosmo e al centro della Terra stava l’uomo. Collimava abbastanza con le concezioni teologiche e la teoria rimase valida durante alcuni secoli.
Finché, arrivò Niccolò Copernico, olandese, laureato in diritto canonico e astronomo (1473 – 1543) che si permise di dimostrare, con procedimento matematico, l’esatto contrario: il sole fermo in mezzo all’Universo e il resto, Terra compresa, a girargli attorno. La Teoria eliocentrica che Galileo cercò di accreditare principalmente con il trattato “Dialogo sui massimi sistemi”. L’opera finì all’ Indice dei libri proibiti dalla Chiesa, al pari degli altri che sostenevano l’eliocentrismo.
L’accusa di sostenere la falsa dottrina eliocentrica
Galileo fu accusato dal Tribunale del Sant’Uffizio, perché – gli dissero – “tenevi come vera la falsa dottrina ch’il Sole sia centro del mondo e immobile e che la Terra si muova”. Condannato “per veemente sospetto di eresia”, dovette abiurare pubblicamente di fronte ai “Reverendi Padri inquisitori”. La narrazione storica gli ha attribuito quell’eppur si muove, a testimoniare il suo intatto convincimento eliocentrico. Al tempo della condanna (1633) era Papa Urbano VIII, al secolo Maffeo Barberini. L’assoluzione è del 1992, quando Giovanni Paolo II disse che la Chiesa aveva compiuto un errore nel condannare Galileo Galilei. Gli fu attribuita l’invenzione del telescopio ed il cambio di metodo nella ricerca basata sulla osservazione e l’esperienza, in contrasto con la tradizione accademica, e un po’ pure religiosa, dell’Ipse dixit.
Il valore storico e artistico del Palazzo Cesi
Ultima notazione per caratterizzare un po’ meglio il Palazzo Cesi di Acquasparta. Si affaccia in piazza con austero frontale ed è definito grandioso da una guida del Touring. Ha un cortile a loggiato e sale decorate di affreschi contemporanei alla costruzione medioevale. Scusate l’inciso: Vorrei ricordare a me stesso cos’è l’affresco. Si tratta di una tecnica pittorica muraria di calce spenta che applica il colore sull’intonaco fresco, colore conservato per molto tempo. Quelli del piano terreno si ispirano alle Metamorfosi di Ovidio ed esaltano le gesta di illustri membri della stirpe Cesi. Le decorazioni del piano nobile sono di rilievo artistico, come le altre del salone di rappresentanza. Il palazzo è rimasto disabitato e, in tempi moderni, l’Università di Perugia lo ha restaurato. Attualmente è nella disponibilità del Comune di Acquasparta.
Pensiero errante. Il “padre” dell’intelligenza artificiale ha deciso di denunciare i rischi che la sua “creatura” potrebbe causare all’umanità se la pratica dovesse sfuggire di mano a chi intende adottarla. Anche perché mancano le istruzioni per l’uso. Ma, cos’è questa artificial intelligence, come la chiamano quelli più istruiti di me? Par che sia un ramo modernissimo della robotica che mira a costruire macchine in grado di pensare e agire a livello degli esseri umani. Insomma, tanta roba. Quindi, l’uomo corre il pericolo di venire soppiantato in molte sue attività di pensatore. Ad esempio, i Cattedratici all’Università (la sicumera) o i Primari in corsia (il sussiego).
Però, non domani mattina. Io, nell’immediato, riterrei più urgente volgere lo sguardo altrove. Vedendo alcuni dei cosiddetti programmi televisivi di intrattenimemto, c’è infatti da chiedersi se il repentaglio maggiore venga dall’intelligenza artificiale oppure dalla stupidità naturale di chi quei programmi propone. E ne esalta l’indice d’ascolto a scopo di lucro pubblicitario.