Molto bello il libro-intervista realizzato da Mario Roych ispirata da Alberto Barbati, uno dei “giovani vivaci intellettualmente” che vivevano nel quartiere perugino
Tutto iniziò con questi ragazzi, i “giovani di Monteluce”, quelli che assieme ad altri, fecero “innamorare” don Luciano Tinarelli di questa Parrocchia, meglio nota come quella del Policlinico dove tantissimi sono stati i perugini li’ cresciuti e poi trasferitisi a Perugia, che si stava ampliando nelle periferie. Oggi il quartiere di Monteluce ha bisogno di un nuovo innamoramento, sia dei residenti che vogliono rilanciarlo dopo il trasferimento dell’Ospedale, sia ai tanti giovani studenti italiani e stranieri che vi hanno trovato la loro residenza durante gli studi universitari. Con l’anno nuovo il 2023, anche l’amministrazione comunale, gia’ presente con alcuni uffici, tornera’ ad animare la “Monteluce nuova”, che per troppi anni ha sofferto in presenza. Anche i lavori sulla Chiesa parrocchiale sono un segno che c’e’ volonta’ di rilancio. La foto dei ragazzi del tempo, anni 1957-’59 vede da parte di molti di loro, un nuovo impegno alla riscossa del quartiere, dopo che le istituzioni hanno compreso che non va dimenticato, anzi spinto al rilancio abitativo e con servizi. Nel quartiere operano l’associazione culturale bosco di Monteluce e il Comitato “Vivere Monteluce”, per portare il Quartiere fuori dal tunnel del lungo immobilismo. Dal fallimento dell’operazione Nuova Monteluce (fine 2022 timidi segnali di ripartenza), ora segnali positivi grazie appunto anche alla costituzione del Comitato di Quartiere, riferimento di realtà sociali ed associative già presenti e operanti sul territorio. Intanto c’e’ chi scrive libri sul parroco don Luciano Tinarelli, quel prete che si innamoro’ della parrocchia in crescita degli anni a cavallo tra fine del ’50 e primi ’60. Mario Roych, Monteluce la conosce bene, da anni, per esser stato lì studente; lui ha messo nero su bianco una lunga chiacchierata fatta con don Luciano. Un libro che si legge tutto d’un fiato (edizioni Globalpress, 10 euro) con foto dei suoi ragazzi, dalla Sapiena a Monteluce anche qui con tanti giovani del tempo, oggi professionisti, medici, imprenditori, giornalisti, insegnanti, ora nonni, oggi in pensione perche’ il tempo passa, ma a Don Luciano Tinarelli porta sempre piu’ lucidita’ e voglia di vivere e raccontare. Un libro- intervista realizzata da Roych, ispirata da Alberto Barbati, uno dei “giovani vivaci intellettualmente” che li vivevano. I ragazzi della Parrocchia, poi i ragazzi della Sapienza, lui li’ missionario e innovatore non compreso subito allora, ma poi accolto da uomini e sacerdoti, un precursore come lo era stato don Primo Mazzolari che Luki gia’ dal seminario amava leggere e seguire. Poi il Concilio Vaticano II, Papa Giovanni XXIII che parlava di Chiesa dei poveri, aperta al dialogo con le periferie, una chiesa per la Pace, tutto riportato nel libro di Roych. “Don Luciano Tinarelli, Alla Sapienza e a Monteluce una storia da raccontare” e’ il titolo del libro di Roych presentato dal cardinale Gualtiero Bassetti arcivescovo emerito della Diocesi di Perugia-Citta’ della Pieve. Don Luciano incuteva fiducia e ideava nuovi percorsi di approfondimento, come il cinema parrocchiale, il teatro, il cineforum tra i giovani, i presepi artistici e la consegna di Famiglia Cristiana alle famiglie la domenica (i giovani andavano casa per casa – ndr-), le gite parrocchiali, il coro, le tante uscite in comunita’ fatte dai ragazzi di allora, ad Assisi, da padre Carlo Carretto a Spello (deceduto nel suo eremo di san Girolamo martedì 4 ottobre 1988, festa di san Francesco d’Assisi del quale era stato biografo), alle conferenze di padre Ernesto Balducci, grande pacifista, teorizzatore della cittadinanza planetaria e della via istituzionale alla pace, sino alla realizzazione di presepi artistici (chi non li ricorda….) sempre ben accolti e apprezzati dai parrocchiani di Monteluce e non solo. Tanti i ricordi…..: le gare di ping-pong in sacrestia, le gite in tre o quattro giovani fatte con la sua Prinz 598 di Luki, al “ghiaccino” che don Luciano andava a prendere da suoi amici – una famiglia della zona dell’attuale piscina comunale -, con qualche ragazzo. Io c’ero, fino ai bei momenti passati per la festa dell’Assunta (il 15 agosto quando ancora c’erano le bancarelle) tra i parrocchiani, festa che era richiamo per tutta una citta’, per i medici, infermieri e il personale del Policlinico di Monteluce. Tanti i ricordi di vita dei molti che ci hanno lasciato nel tempo. Ora il quartiere tornerà a vivere grazie al trasferimento dei vari uffici comunali dopo gli interventi di edilizia sull’immobile storico di quello che era stata la scuola infermiere. Di Don Luciano monsignore, ma pochi così lo chiamavano, si e’ parlato durante la presentazione del libro di Roych come di uno prete scomodo per la chiesa di quel tempo: un innovatore e precursore del futuro della Chiesa, un formatore per molti ragazzi: dalla Sapienza appunto fino a quelli di Monteluce, parrocchia che oggi segue le sue indicazioni, una parrocchia viva, organizzata che aspetta che il quartiere torni ad essere ulteriore motore culturale e d’impegno solidale per tutta la città.
Piero Pianigiani