Una ipotesi copiata, per affinità ideali, da un evento del 1932
di Adriano Marinensi
Se i sondaggi non verranno smentiti, dopo il 25 settembre, l’Italia potrebbe ritrovarsi superficialmente democratica. Il nostro Paese, già sgangherato dalla crisi economica e politica, alle prese con il COVID non ancora debellato, oberato dal debito pubblico astrale, salassato dall’inflazione quasi a due cifre, il costo delle utenze domestiche alle stelle, il risparmio della famiglie pesantemente svalutato; questa Italia – siccome le disgrazie non vengono mai sole – potrebbe ritrovarsi governata dalla destra conservatrice e un po’ avanguardista (vecchio stampo).
Le affinità ideali
Le affinità di taluni progetti ideali (e qualche afflato “nostalgico resistente” tra i seguaci) della designata nuova Capo (Capa?) del Governo, con talaltri disegni di potere messi in atto, nel nostro stivale, esattamente 90 anni fa; questa probabilità mi induce ad ipotizzare la replica di un evento rimasto nella memoria di Terni: la visita di Sua Eccellenza il Primo Ministro, quello in perenne tenuta militare. Petto in fuori e pancia in dentro. La quale eccellenza doveva essere pro tempore e invece è durata un ventennio, finito nella grande tragedia.
La cronaca, minuto per minuto, di tale accadimento, l’ho ritrovata in un libercolo, redatto dal solito cronista lecca, lecca (tipo Porta a Porta), che ne dette conto con palese servo encomio. Quindi, sempre in riferimento alle anzidette concordanze di pensiero, non è peregrino presagire una replica del fausto evento, sopra un palcoscenico parimenti fantasmagorico. Il Capo (la Capa?) che giunge in pompa magna, seguito da uno stuolo di sostenitori (Forza Nuova e simili) e accolto da una torma di ossequienti autorità locali, in gran pavese e gagliardetti al vento. Perché no?
Il vessilleggiare stava nel costume di quel lontano 1932, quando la discesa del conducator, nella “operosa – disse lui – città industriale”, fu destinata alla inaugurazione del Canale Nera – Velino ed alla visita delle fabbriche e dei locali centri del potere. La stessa sceneggiata potrebbe ripetersi, partendo dal taglio del nastro nel nuovo Palasport in via di ultimazione. E poi, l’omaggio all’ospite da parte delle autorità civili e religiose, comprese le rappresentanze d’arma e reducenza presenti, allora come oggi, con labari e manifesti osannanti. Il tripudio per emulare doverosamente il passato e mantenere vivo il ricordo. Attenzione, regola finale in democrazia: I presidenzialismi di ispirazione nostalgica, insieme ai nazionalismi autoritari, finché si è in tempo, vanno respinti con il voto popolare.
Consumismo addio
Nello scrivere e per evitare le antipatiche ripetizioni, talvolta si ricorre al Dizionario dei sinonimi e dei contrari. Anche per avere la parola giusta al momento giusto. Tra i contrari, per esempio, si trovano i termini consumo e risparmio. Tra loro non esiste soltanto una discrasia linguistica, ma pure una differenza sostanziale nei comportamenti sociali e nel modo collettivo di affrontare le contingenze economiche.
In Italia, c’è stato addirittura un lungo periodo durante il quale il verbo consumare era diventato una indicazione doverosa e uno stile di vita: L’epoca del consumismo. Quando allegramente abbiamo campato di rendita, dando largo spazio all’uso d’ogni bene, quasi che le risorse naturali e le altre derivate fossero infinite. E il conto della spesa non lo dovesse pagare nessuno. Imperava l’usa e getta, l’utilizzo dei prodotti per espandere l’industria, accrescere i posti di lavoro, la ricchezza ed il benessere. Ogni opinione avversa rimossa.
Oggi, il ritorno della lotta armata nella definizione delle controversie internazionali, praticata dall’ orso sovietico, ha ribaltato i valori tra consumo e risparmio. Dalla scellerata guerra in Ucraina sono derivate le sanzioni, le ritorsioni e i ricatti realizzati con la riduzione delle forniture materie prime strategiche, la ventilata espansione delle ostilità, la terroristica minaccia del nucleare bellico. Una sequela di repentagli che ha fatto inserire all’Europa la marcia indietro.
Il risparmio è prepotentemente tornato di moda. Al limite dell’odioso razionamento. Meno gas, meno energia, meno consumo: acqua tiepida nella doccia veloce, poco calda nei termosifoni, fiamma bassa sotto le pentole, più fioca la pubblica illuminazione, le automobili in garage. Contrordine, signori: Consumismo addio!. E addio anche alle parole spreco, sciupio, sperpero e simili. Per noi umbri, con l’abnorme ascesa dei prezzo del gas, si profila un pericolo in più e cioè la possibile crisi di lavoro della energivora Acciaieria.
Dunque, la parola chiave, quasi un impegno patriottico, è risparmio. Come buona educazione collettiva, come fattore di crescita civile. Ora, perfino quegli organi di informazione che pubblicizzavano il consumo, sono ricchi di consigli che propagandano la parsimonia. Speriamo non si debba passare da un estremo all’altro. Gli estremi si contraddicono parimenti ai contrari.
Addio anche a Gorbaciov
La notizia è stata data così: E’ morto Michail Gorbaciov, l’ultimo Segretario del Partito comunista sovietico, il capo del Cremlino che pose fine alla guerra fredda tra USA e URSS. Fu l’inventore della perestroika, durante il suo mandato, cadde il muro di Berlino (novembre 1989)e tornò unita la Germania (ottobre 1990). Quando salì al potere (1985) aveva 54 anni e divenne il più giovane leader al vertice dell’Unione Sovietica, il grande impero che con lui si dissolse. Fu pure il primo governante moscovita ricevuto da un Papa (Giovanni Paolo II – 1989).
Quindi un volto nuovo ad oriente che ha fatto la storia; grazie al mutamento sul piano dei rapporti internazionali, ricevette il Premio Nobel per la pace. Come operatore di pace, lo conobbero anche i ternani, nel 2001, quando venne, insieme alla moglie Raissa, a ritirare il Premio S. Valentino. Per le idee riformatrici, messe in atto nella situazione interna non favorevole, lo considerarono un visionario sfortunato. La sua permanenza al vertice fu breve, però incisiva. Dette spazio al dialogo tra le potenze mondiali e introdusse qualche parvenza di libertà al Cremlino. Incontrò difficoltà nel ridurre il centralismo autoritario e si trovò in aperto contrasto con il compagno Fidel Castro, dittatore renitente ad ogni e qualsiasi apertura libertaria. Il mondo ha riconosciuto i suoi meriti.