Sulla piazza inferiore di San Francesco, in suo ricordo si è data vita ad una fiaccolata promossa da familiari e amici
Assisi dà il suo ultimo abbraccio a Davide Piampiano, il ragazzo morto a 24 anni durante una battuta di caccia sul monte Subasio l’11 gennaio scorso.
L’altra sera, sulla piazza inferiore di San Francesco, in suo ricordo si è data vita ad una fiaccolata promossa dal padre Antonello, dalla madre Catia, dalla sorella Valeria, dalla fidanzata Michela, dagli amici più cari, dai compagni di squadra del Viole calcio, nella quale militava, e dai tamburini della Nobilissima Parte de Sopra con i quali suonava in occasione del Calendimaggio. La fiaccolata è partita da piazza San Rufino, poi giù sino a piazza San Francesco, dove è comparsa la scritta Dax, il nome con il quale Davide era conosciuto come dj.
Alla fine i genitori di Davide hanno voluto abbracciare tutti quelli che li avevano appena liberati nel cielo.
Della morte di Davide sarebbe responsabile Piero Fabbri, 56enne concittadino, amico di famiglia della vittima, che nel comune della provincia di Perugia è conosciuto come “il Biondo”, arrestato per omicidio volontario su richiesta della procura di Perugia.
Secondo l’accusa, l’amico che faceva parte della stessa squadra di cacciatori “Subasio”, invece che chiamare immediatamente i soccorsi dopo il ferimento di Davide avrebbe messo in atto un depistaggio per allontanare da sé le responsabilità, mettendo in conto la possibilità che il ragazzo potesse morire.
I primi i dubbi sull’ipotesi che il colpo che aveva colpito al petto il giovane fosse partito per sbaglio dal suo stesso fucile erano già emersi con l’autopsia. Dall’esame condotto dal medico legale, Sergio Scalise Pantuso, infatti, non era stata riscontrata una bruciatura compatibile con il proiettile sparato a distanza ravvicinata da chi incespica sul terreno impervio e si appoggia all’arma.
Il 56enne è stato arrestato ieri, con un’ordinanza del gip sulla base di “gravi indizi di colpevolezza per il reato di omicidio volontario con dolo eventuale”, perché con la scelta di non chiamare immediatamente i soccorsi ha “accettato il rischio che il soggetto colpito potesse morire”, hanno sottolineato gli inquirenti in una nota.