È un racconto confuso quello fatto davanti alla Corte d’Assise di Perugia dalla 44enne, che deve rispondere dell’accusa di omicidio volontario aggravato
Va avanti il processo a Katalin Erzsebet Bradacs, la donna di 45 anni accusata di aver ucciso a coltellate il figlio Alex di soli due anni a Po’ Bandino il primo ottobre 2021.
“Alex stava giocando con un trenino, ha mangiato una mela e bevuto una coca cola. Dopo si è addormentato. Poi non ricordo niente”, così in aula a Perugia della mamma accusata di infanticidio.
È un racconto confuso quello fatto davanti alla Corte d’Assise di Perugia dalla 44enne, che deve rispondere dell’accusa di omicidio volontario aggravato.
Il piccolo era stato colpito da 7 coltellate e per questo è morto dissanguato poco dopo. Di quei minuti Bradacs ricorderebbe soltanto di aver visto passare “un uomo bianco” che parlava ungherese, la sua lingua, poi “un uomo nero”, prima di vedere il piccolo Alex pieno di sangue.
Solo a quel punto, dopo aver realizzato che il figlio era ferito, aveva deciso di allertare il 112. Al telefono avrebbe avuto però non poche difficoltà a farsi capire, decidendo infine di portare il bimbo, in braccio, al supermercato Lidl.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini, il piccolo sarebbe stato colpito in un rudere dalla stessa donna che ne aveva premeditato l’omicidio dopo averlo rapito perché non accettava la decisione dei giudici ungheresi di affidare il piccolo Alex al padre.
La difesa intanto ha chiesto una nuova perizia psichiatrica relativa alla capacità di intendere e di volere della donna al momento dell’omicidio.
L’avvocato Maori sarà al fianco della donna già dalla prossima udienza in programma per il prossimo 10 marzo.
La psichiatra del carcere ha testimoniato mettendo in rilievo il difficile inserimento di Bradacs in carcere, con le detenute che si rifiutano di partecipare ad attività in cui lei è presente, ma anche dei primi 45 giorni a Capanne in cui fu guardata a vista perché considerata a rischio suicidio.