Canoni fuori controllo, turismo breve in crescita e un mercato che stenta a offrire soluzioni stabili
In Umbria ci sono più case che abitanti, ma trovarne una da affittare è sempre più difficile. È il paradosso abitativo di una regione che abbonda di mattoni, ma fatica a offrire un tetto a chi cerca stabilità. Secondo i dati aggiornati della Borsa Immobiliare della Camera di Commercio dell’Umbria, oltre il 20% delle 377.000 abitazioni è classificato come seconda casa, mentre oltre il 60% è in classe energetica F o G, quindi poco efficiente e destinato a perdere valore nei prossimi anni.
Chi affitta ha paura, chi cerca è in trappola
La vera emergenza, secondo Paola Berlenghini della Borsa Immobiliare, non è la scarsità di abitazioni ma il clima di sfiducia che avvolge il mercato: “Tanti proprietari non vogliono affittare non per mancanza di domanda, ma per timore: morosità, tempi lunghi per gli sfratti, assenza di tutele. Finché non si costruisce un nuovo patto tra pubblico e privato, resteremo bloccati”.
Il risultato è un mercato sbilanciato: pochi immobili in affitto, richieste elevate e canoni fuori controllo. In centro, un trilocale arredato può arrivare a 700–800 euro al mese; in campagna, i casali ristrutturati nei pressi del Trasimeno o della Valnerina sfiorano i 3.000 euro mensili.
Prezzi in crescita, qualità in calo
Chi oggi cerca casa in Umbria si imbatte in un mercato distorto, dove i prezzi salgono e la qualità spesso non è all’altezza delle aspettative. Anche quando si riesce a trovare un alloggio, ci si scontra con condizioni poco favorevoli: immobili datati, con scarsa efficienza energetica e consumi elevati, spazi ridotti, contratti rigidi e richieste spesso eccessive. In centro, un trilocale arredato può arrivare a costare tra i 400 e gli 800 euro al mese, ma con richieste che spaziano da più mensilità di caparra fino a referenze personali o limitazioni sugli orari di rientro. Nelle aree rurali più ambite, come il Trasimeno o la Valnerina, i casali ristrutturati possono raggiungere anche i 3.000 euro mensili.
“Il punto – osserva ancora Berlenghini – è che il mercato si è adattato a un modello che privilegia il guadagno mordi e fuggi. Chi cerca stabilità, dignità abitativa, spazi esterni e flessibilità, trova invece un muro di resistenze, prezzi irragionevoli e contratti blindati”.
Affitti transitori in crescita, ma non bastano
L’unico segmento in espansione è quello degli affitti di media durata (2-12 mesi), richiesti da studenti, lavoratori temporanei e nomadi digitali. Ma anche qui i costi salgono rapidamente: +20% in sei mesi, con prezzi che arrivano a 800 euro in città e 2.900 in campagna. Un trend che non riesce comunque a compensare il crollo delle locazioni stabili.
Una legge vecchia per un mercato nuovo
Alla radice di molti problemi c’è una normativa ferma agli anni ’90. “La legge 431 del 1998 è ormai superata – denuncia Berlenghini –. Serve una riforma radicale: sfratti più rapidi, tutele per chi affitta, incentivi veri per chi sceglie il lungo termine. Non bastano bonus spot o deroghe temporanee: il sistema ha bisogno di una visione organica”.
Un patto per ricostruire comunità
Tra le proposte più concrete, la Borsa Immobiliare lancia l’idea di patti locali tra Comuni e proprietari: sgravi fiscali e servizi efficienti in cambio dell’impegno ad affittare per almeno 5 anni a uso residenziale. Un’iniziativa che punta a restituire vitalità ai centri storici, oggi a rischio di trasformarsi in set da cartolina, disabitati e senz’anima.
“Una città è vera solo se è abitata, vissuta – conclude Berlenghini –. Ogni casa lasciata vuota è un pezzo di comunità che si perde. L’Umbria non può essere solo un luogo da visitare: deve tornare a essere un luogo dove si vive, si lavora, si costruisce il futuro”.
Conclusione:
L’Umbria, con il suo patrimonio edilizio storico e diffuso, ha tutte le carte per essere una regione inclusiva, attrattiva e sostenibile. Ma senza regole nuove, fiducia reciproca e coraggio politico, rischia di restare bloccata in un paradosso: tante case, ma sempre meno casa.