Annata difficile per l’olivicoltura regionale, penalizzata da clima e mosca olearia. Mannelli: “Rese in aumento e olio di grande carattere, serve investire in prevenzione e innovazione”
Si avviano alla conclusione in Umbria le operazioni di raccolta delle olive, e Coldiretti Umbria insieme ad Aprol Umbria confermano le previsioni di un calo produttivo significativo: circa il 40% in meno rispetto allo scorso anno. Un dato in controtendenza rispetto al quadro nazionale, ma con differenze marcate tra i vari territori della regione.
La stagione olearia 2025 è stata condizionata da fattori climatici sfavorevoli e dall’attacco della mosca olearia, favorita dalle piogge estive che hanno creato un ambiente ideale per il suo sviluppo. “Come Aprol – spiega Giulio Mannelli, presidente di Aprol Umbria e vicepresidente di Coldiretti Perugia – abbiamo monitorato l’andamento in tutta la regione, riscontrando come la mosca abbia colpito in maniera disomogenea. Il calo è dovuto anche all’alternanza produttiva, che dopo un’annata abbondante porta spesso a una stagione di ‘scarica’”.
Nonostante le difficoltà, la qualità dell’olio resta alta. “Gli olivicoltori umbri – prosegue Mannelli – hanno dimostrato competenza e resilienza. Le rese sono in crescita rispetto alla scorsa campagna, e la qualità si mantiene su buoni livelli. È una stagione complessa ma dignitosa”.

Il presidente di Aprol Umbria sottolinea inoltre l’importanza di guardare avanti, puntando su ricerca e innovazione: “Dobbiamo investire in prevenzione e tecnologie di monitoraggio, per garantire stabilità produttiva e valorizzare il nostro olio nel tempo. Anche in un’annata di quantità ridotte, l’Umbria riesce a produrre un olio di grande carattere, simbolo di qualità e autenticità”.
Secondo i dati elaborati da Coldiretti, in Umbria si contano quasi 7,5 milioni di piante di olivo distribuite su circa 30.000 ettari, con una produzione media annua di 65.000 quintali di olio. La D.O.P. “Olio extravergine di oliva Umbria” copre l’intero territorio regionale, suddiviso in cinque sottozone: Colli Assisi-Spoleto, Colli Martani, Colli del Trasimeno, Colli Amerini e Colli Orvietani.
Un ruolo chiave lo svolgono i circa 200 frantoi umbri, la cui presenza capillare consente di lavorare le olive immediatamente dopo la raccolta, mantenendo inalterate le proprietà e l’eccellenza del prodotto finale. “La riduzione dei volumi – conclude Mannelli – non deve scoraggiare, ma spingerci a rafforzare la filiera, investendo su aggregazione, promozione e valorizzazione dell’origine umbra. È così che si costruisce il futuro di un comparto strategico, fondamentale anche per la tutela del nostro ambiente”.








