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You are at:Home » Convegno a Perugia sul tema “Imprese Futuro Umbria” e Assemblea elettiva di Confcommercio Umbria
Perugia

Convegno a Perugia sul tema “Imprese Futuro Umbria” e Assemblea elettiva di Confcommercio Umbria

adminBy adminMarzo 7, 2023Updated:Marzo 8, 2023Nessun commento9 Mins Read
L'intervento di Carlo Sangalli
 

All’incontro anche il presidente nazionale di Confcommercio Carlo Sangalli. Rieletto Giorgio Mencaroni alla presidenza di Confcommercio Umbria

Tre parole d’ordine: Imprese, perché la loro forza c’è ed è decisiva, Futuro, che è l’orizzonte di riferimento, Umbria, perché la regione ha le caratteristiche giuste per farne uno straordinario laboratorio dell’innovazione. Intorno a queste tre parole d’ordine, Confcommercio Umbria ha costruito un confronto a più voci, oggi alla Sala dei Notari di Perugia, alla presenza del presidente nazionale di Confcommercio Carlo Sangalli, della presidente della Giunta regionale dell’Umbria Donatella Tesei, degli assessori regionali Paola Agabiti e Michele Fioroni, del sindaco di Perugia Andrea Romizi.

“In questo periodo l’Italia ha mostrato una capacità di ripresa migliore delle aspettative – ha affermato il presidente nazionale di Confcommercio Carlo Sangalli – grazie soprattutto all’edilizia, ai servizi e al turismo, tuttavia inflazione e caro energia, seppure in calo, pesano sui conti delle famiglie e delle imprese e rallentano l’economia”.

 
 

“Occorre investire presto e bene le risorse del Pnrr e accelerare l’annunciata grande riforma del fisco” – ha aggiunto Sangalli che, parlando di Pil, ha sottolineato che per “evitare di ripiombare nell’incubo degli zero virgola è necessario lavorare per costruire una nuova fase di sviluppo”.

“Al Governo abbiamo chiesto investimenti e buone politiche a sostegno del terziario di mercato, per il commercio, per i servizi, per il turismo”, ha aggiunto Sangalli. Poi ha toccato il tema del carico fiscale e dell’eccessiva burocrazia che a suo avviso fanno ancora parte dei tanti problemi da risolvere se si vuole rilanciare e sostenere il settore che Confcommercio rappresenta.

“Dobbiamo fare tesoro del molto che abbiamo appreso in questi durissimi ultimi anni, ma dobbiamo anche ancorarci alle prospettive che si possono scorgere nei cambiamenti nella società e nell’economia. Le nostre imprese”, dice il presidente di Confcommercio Umbria Giorgio Mencaroni, “vogliono dire la loro, svolgere responsabilmente un ruolo attivo per la costruzione del futuro dell’Umbria”.

I servizi dell’area Confcommercio rappresentano infatti in Umbria il 48,9% sul totale delle imprese attive; producono il 43,2% del valore aggiunto. Secondo Confcommercio, occorre reagire alla crescita tiepida stimata per l’anno in corso per l’Umbria (+0,8%), dando risposte alle imprese su tanti fronti: infrastrutture, accesso al credito, formazione delle risorse umane, allentamento della pressione di tasse e imposte, nel senso di una maggiore equità, semplificazione, stabilità, certezza di norme ed adempimenti.

Ma occorre anche sperimentare percorsi nuovi e Confcommercio Umbria, con l’intervento del presidente Giorgio Mencaroni, ne ha indicati tre.

L’intervento di Giorgio Mencaroni

Il primo riguarda la città di Perugia, che sarà coinvolta in un progetto nazionale di Confcommercio per la rigenerazione urbana, assieme a pochissimi altri centri in Italia.

Questo progetto considera le città come laboratori del cambiamento e si propone come piattaforma di conoscenza multidisciplinare per migliorare i centri urbani e sostenere le economie di prossimità, che anche in Umbria sono a rischio. Perugia sarà quindi uno dei cantieri d’innovazione urbana immaginati da Confcommercio.

Il secondo percorso può essere sperimentato in uno dei borghi dell’Umbria, che dovrà essere dotato di tutti i servizi in grado di attrarre quanti, sempre più spesso, sono oggi alla ricerca di una migliore qualità della vita e di condizioni di lavoro sostenibili. Un modello sul quale investire per un dato tempo, finché non si reggerà sulle proprie gambe perché la comunità è cresciuta, e da riproporre altrove.

Confcommercio propone, come terzo percorso, di trasformare un territorio con caratteristiche omogenee, ad esempio il Trasimeno, in un’area a Impatto Zero. “I temi ambientali, della sostenibilità e della responsabilità sociale delle imprese si fanno sempre più strada”, commenta il presidente di Confcommercio Giorgio Mencaroni, “e il nostro territorio si può prestare anche a questo tipo di sperimentazione, che deve convintamente coinvolgere tutti i settori, tutte le imprese, le amministrazioni e gli enti locali, il sistema dei servizi, i singoli cittadini. Obiettivo non è solo lo sviluppo del turismo sotto la bandiera dell’Impatto Zero, ma di tutti i settori chiamati a sviluppare nuovi prodotti e servizi in coerenza, anche grazie alle risorse del PNRR”.

Nel corso dell’incontro, introdotto dalla vicepresidente di Confcommercio Umbria Chiara Pucciarini e dalla presidente di Confcommercio Perugia lvana Jelinic – con il contributo di Simone Pastorelli, membro del Consiglio direttivo, che ha svolto il ruolo di chairman – si sono succeduti gli interventi del vicepresidente di Confcommercio Umbria Andrea Tattini, del presidente di Federalberghi Umbria Simone Fittuccia, di Roberto Palazzetti, mernbro di Giunta Confcommercio Umbria, che hanno sintetizzato le priorità per le imprese sul fronte del commercio, turismo, innovazione.

LE PRIORITA’ PER SETTORI SECONDO CONFCOMMERCIO UMBRIA

Commercio

  1. Portare a compimento con la massima rapidità il Testo Unico del commercio in cui convivano tanto il governo del settore quanto lo sviluppo e il filando. In particolare Confcommercio chiede che i cosiddetti motivi imperativi di interesse generale passino da meri principi, come sono ora, a criteri soglia veri e propri per dare alle Amministrazioni comunali regole certe di autorizzazione; occorrerà anche inserire norme che tendano al rilancio del settore attraverso la digitalizzazione e innovazione dei format, la crescita del capitale umano e sostegno alle transizioni.
  2. Le imprese commerciali umbre hanno bisogno di essere sostenute nei processi di patrimonializzazione con un meccanismo finanziario che agevoli al massimo questo obiettivo: attraverso la concessione sia A garanzie verso il sistema bancario sia A contributi in conto interesse che abbattano quasi del tutto il tasso per prestiti finalizzati al rafforzamento del capitale aziendale. Tale strumento, benché sia richiesto da tutto il mondo delle micro e piccole imprese a prescindere dal comparto, dovrebbe Prevedere una riserva In favore del settore distributivo di minori dimensioni onde agevolarne la resilienza e la crescita competitiva.
  3. Le imprese del commercio hanno infine bisogno di un serio riposizionamento tanto gestionale quanto dimensionale e sul mercato. Vanno aiutate attraverso formazione e affiancamento one to one:
  • nei processi di transizione digitale e ambientale
  • nell’ottimizzazione dei processi di gestione interna
  • nella relazione con gli istituti di credito per la gestione degli aspetti finanziari.

Turismo

  1. Modificare ed aggiornare entro il 2023 la legge regionale (1.R 8/2017) in materia di turismo, tenendo in particolare considerazione la lotta all’abusivismo e alla concorrenza sleale e il potenziamento ed efficientamento del sistema dei controlli.
  2. Creare un DMO (Destination Management Organization) regionale, ovvero mettere insieme attori pubblici e privati per la definizione di strategie volte alla creazione. valorizzazione, promozione e commercializzazione di prodotti turistici creati su due principali asset della nostra Regione: i tematismi (Enogastronomia —Natura e outdoor – Arte e Cultura — Wellness) ed i territori, tra loro sinergici ed interscambiabili.
  3. Rinnovare l’impegno comune pubblico/privato per una complessiva riqualificazione dell’offerta turistica che metta le imprese nelle condizioni di agire ed intervenire attraverso meccanismi di accesso al credito in linea con le caratteristiche imprenditoriali della nostra realtà regionale.
  4. Recupero sul mercato internazionale delle performance ante Covid (anno 2019), attraverso una programmazione congiunta delle azioni di promozione e commercializzazione necessarie, con l’obiettivo di portare questo segmento almeno al 5096 sul totale.

Innovazione

  1. Poiché l’innovazione è tecnologia unita alla trasformazione organizzativa, l’Umbria deve essere tra i primi territori in Italia a connettere in un ecosistema tutti gli attori che in questa regione parlano di innovazione, partendo dalla Regione e dalle sue in-house, passando per i digital innovation hub delle associazioni di categoria, per le Università e fino alle imprese Ict, perché in un mondo cosi veloce e cosi complesso non si può pensare che ognuno affronti questi cambiamenti a compartimenti stagni.
  2. Per avere un’Umbria ultra digitale, bisogna puntare ad un settore ICT forte, che possa crescere non solo per modelli di acquisizione ma anche per modelli di aggregazione: bene gli incentivi per le startup, ma servono anche politiche di incentivi per la crescita dimensionale delle imprese.
  3. Un settore ICT forte ha necessità di forza lavoro con competenze alte, che possono far tornare anche “i cervelli in fuga-. Inoltre il settore ICT non ha bisogno di immobili nuovi, ma può essere un rigeneratore urbano, per trasformare i nostri borghi in un mix di vivibilità ed innovazione. Ripopoliamo i nostri borghi con imprese ICT: la qualità della vita è uno degli indicatori maggiori quando le persone scelgono un lavoro. Quello che per anni per rum,. e stato un limite oggi potrebbe essere un’opportunità: borghi storici con annata digitali che creano il giusto work life balance.

I DATI DELL’UMBRIA

Negli ultimi due anni, il commercio al dettaglio ha perso in Umbria il 4,2% delle imprese attive; i trasporti e il magazzinaggio addirittura il 5,4% (Ufficio Studi di Confcommercio su dati Istat).

Le imprese dell’area Confcommercio hanno comunque complessivamente retto, con un seppur debolissimo +0,4%. Queste imprese continuano ad essere una fetta decisiva nell’economia regionale.

Nel 2022 i servizi dell’area Confcommercio rappresentavano infatti il 48,9% sul totale delle Imprese attive, al netto degli altri servizi: amministrazione pubblica e difesa, istruzione e sanità. Nel 2020, queste imprese hanno prodotto ben il 43,2% del valore aggiunto.

Le imprese del terziario, nonostante tutto, hanno dimostrato in questi anni una notevole capacità di resilienza, pur in condizioni durissime.

Dopo il crollo del 2020 (-10,2%), nel 2021 i consumi in Umbria sono andati meglio della media nazionale (+5,6 vs +5,3).

Stessa dinamica per quanto riguarda il PIL, che dopo lo shock del 2020 (-10%), nel 2021 ha segnato un +7,1% contro una media nazionale del 6,7%.

Dati quasi da “miracolo economico”, visto che la regione segnava performance deludenti ben prima dell’emergenza sanitaria: dal 1996 al 2019 la crescita del PIL in Umbria è stata di appena lo 0,8%, mentre la media italiana era del 15,3% e quella delle regioni del Centro addirittura del 16,4%.

Le stime di Confcommercio dicono che, a conti fatti, il PIL dell’Umbria sarà cresciuto nel 2022 del 4,9%, contro una media italiana del 5,6%.

Mentre si stima un riallineamento al ribasso per il 2023, con un +0,8 di crescita del PIL (+0,7, la media italiana) interpretato da Confcommercio come una “recessione mite”. Che bisogna cercare comunque di contrastare per costruire un nuovo periodo di sviluppo, utilizzando tutti i mezzi possibili e in primo luogo le risorse del PNRR.

Confcommercio Economia
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