Scosse dai recenti fallimenti e super vigilate da BCE e FED. In Italia è allo studio un’imposta sui patrimoni che superano i 50 milioni
di Bruno Di Pilla
Chi pagherà gli alti costi delle case “green”? Non certo le banche, sconvolte dal fallimento della californiana SVB, dal rischio di nazionalizzazione che corre la stessa quotatissima Crédit Suisse e dalle nerissime nubi che si addensano sull’intero sistema creditizio e finanziario mondiale.
Pesanti interrogativi s’intrecciano, ovviamente anche in Italia, sulle pesanti ripercussioni sociali provocate dalla più iniqua delle tasse, che colpisce la povera gente: l’inflazione da costi e da eccesso di medio circolante, quest’ultima causata dal falso mito progressista del denaro allegramente prestato a tasso zero. Devono farla finita, le banche, d’immettere sui mercati una marea di soldi, certificati di deposito, azioni, obbligazioni, obbligazioni convertibili, “futures” e carte di credito che hanno polverizzato il potere d’acquisto della moneta.
Per questi sciagurati comportamenti la FED di Powell e la BCE di Lagarde, ingiustamente criticate, sono costrette a rialzare continuamente il TUR (tasso ufficiale di riferimento) nel tentativo di placare la frenetica bramosia del risconto di portafogli bancari gonfi di titoli inesigibili perché finiti in mano a debitori di dubbia solvibilità, impossibilitati ad onorare gli impegni di restituzione delle somme ricevute. Figurarsi quale esito avranno ora, con l’attuale disordine economico planetario, le ulteriori richieste di fidi bancari senza solide garanzie da parte di cittadini costretti ad apportare, entro il 2030, innovazioni tecnologiche, cappotti termici, pannelli solari, doppie finestre e pompe di calore alle case di proprietà.
I benestanti pagheranno di tasca loro, mentre ai più squattrinati non resterà altra scelta che vendere. Cresceranno infatti la ferrea vigilanza di BCE e FED sulla liquidità degli istituti di deposito e sconto, l’obbligo di rafforzarne il patrimonio immobiliare e le riserve obbligatorie già previste in Europa dal Basilea 3. Attenzione, però. Ogni manovra anti-inflattiva delle massime autorità monetarie potrebbe essere in parte vanificata dai segreti accordi d’interconnessione siglati da spregiudicati banchieri, che continuano a prestarsi vicendevolmente titoli e denaro a buon mercato ignorando il tasso medio d’interesse (Euribor, nella UE) cui dovrebbero attenersi nelle transazioni finanziarie per fronteggiare esigenze di cassa. Per tornare al quesito iniziale, chi pagherà la transizione verde delle case? I ricchi Stati nord-europei non avranno problemi nel realizzare l’ambizioso progetto, mentre quelli più indebitati, come l’Italia, dovranno trovare soluzioni ingegnose per sostenere i cittadini meno abbienti.
Oltre ai fondi del PNRR, alcuni analisti propongono l’introduzione di un’imposta dell’1,5% sui patrimoni superiori ai 50 milioni di euro. In ogni caso, va detto che la direttiva dell’Europarlamento dovrà prima essere attentamente esaminata dalla Commissione, poi approvata con voto unanimistico dai 27 membri del Consiglio dei Ministri di Bruxelles, unico vero organo legislativo dell’Unione. Calma e gesso, dunque.