La Regione ha promesso aiuti sostanziosi. È tempo che dalle parole si passi ai fatti concreti
Il Banco Alimentare è una colossale Fondazione nazionale che opera attraverso Associazioni regionali nell’opera di raccolta di generi alimentari (attraverso disponibilità europee, aziende, istituzioni, collette alimentari, donazioni, etc.) che vengono poi elargite alle varie realtà caritatevoli (Caritas, Croce Rossa, Protezione civile, San Vincenzo, Comunità sant’Egidio e molte altre).
Il Banco Alimentare copre oltre il 50% degli approvvigionamenti a tali soggetti.
L’Associazione Banco Alimentare Umbria Odv (Organizzazione di volontariato), da poco guidata dal nuovo direttore Massimiliano Avogadri, è intenzionata a compiere un gran balzo di qualità e dimensione, per poter aumentare la propria efficienza e, soprattutto, potersi parametrare, nel campo dell’immagine e del rilievo operativo, ai migliori esempi nazionali.
Parla il direttore dell’Associazione Banco Alimentare Umbria, Massimiliano Avogadri
D: Cosa è e come funziona il Banco Alimentare?
Sono il nuovo direttore del Banco Alimentare dell’Umbria dal settembre 2022. Si tratta di un’organizzazione di volontariato che opera sul territorio umbro da circa 25 anni e si occupa della lotta alla povertà e allo spreco alimentari e quindi del recupero delle eccedenze alimentari dalla grande distribuzione organizzata, dall’industria alimentare, in parte dalla ristorazione e successiva distribuzione agli Enti caritatevoli. Nel territorio serviamo circa 206 enti. Siamo organizzati con due magazzini di distribuzione uno a Perugia, precisamente a Lidarno, e uno a Terni nella zona industriale; c’è poi un magazzino di transito a Miralduolo. Gestiamo circa 1500/2000 tonnellate di prodotto all’anno che facciamo giungere a circa 26.000 assistiti tramite gli enti caritatevoli.
D. In questi ultimi tempi è aumentata la richiesta di prodotti?
Dal 20129 ad oggi il numero degli assistiti è in costante crescita, dai 20.000 del periodo pre-pandemia agli attuali 26.000. i dati si riferiscono esclusivamente al Banco dell’Umbria, che fa parte di una rete nazionale di 22 Banchi (alcune regioni ne hanno anche 2) presieduti da una Fondazione che governa rapporti istituzionali, etc.
D: A fronte di una domanda cresciuta, come vi siete organizzati? È aumentato il personale? Quali sono le strategie messe in atto per affrontare problematiche presenti e quelle del futuro?
Domanda complessa. Già il fatto che ci sia qui la mia presenza oggi – io sono uno dei quattro dipendenti che il Banco ha in Umbria – fa capire che un numero così esiguo non può gestire tutta questa mole di lavoro. Chi ci aiuta? I volontari. In buona sostanza il Banco Alimentare dell’Umbria, come tutti gli altri. È fatto vivere dai volontari. Come si affronta questa aumentata richiesta? Con molta fatica e basandosi soprattutto sul volontariato. Noi non facciamo business, ci limitiamo a raccogliere cibo, ma abbiamo costi di gestione che sono quelli di una normale azienda alimentare. Noi ad oggi gestiamo un giro di affari equivalente a circa 6.000.000 di euro. Immaginatevi i costi che avrebbe una normale società e rapportatelo a noi. Abbiamo quindi un severo problema economico; non riceviamo soldi pubblici ( solo una piccolissima quota dalla Comunità Europea nei prodotti che produce destinati alle emergenze; guerre, terremoti, calamità naturali, etc. etc.), siglati come aiuti FEAD o prodotti non commerciabili.
Un appello alle istituzioni
La Regione ha promesso un sostanziale sostegno al Banco Alimentare Umbria.
È tempo che dalle parole si passi ai fatti concreti.
Francesco Castellini
i