
Accompagnata da un pianista superbo come Davide Martelli, interpretati i testi di Baudelaire
Un pomeriggio straordinario quello che ha visto ieri pomeriggio l’aula magna dell’università per Stranieri gremita di ascoltatori dai capelli argentati. Rossella Marcantoni, che è docente di canto al Morlacchi e si qualifica per essere la presidente della Accademia Malibran di Altidona ha cantato la produzione di un mito della passata generazione, il canzoniere baudeleriano di Leo Ferré, l’ultimo grande chansonnier.
Forte di un temperamento imperioso, ieratica in volto, avvolta in una veste degna di una dama di un affresco cretese dell’età arcaica, Rossella ha intonato una quindicina dei titoli con cui il musicista monegasco avvolse ed emulsionò una serie di liriche di Baudelaire. Ricordando a tanti un mito della loro giovinezza, quando Ferré esaltava l’anarchia, combatteva contro di dittatori Franco e Pinochet, e affidava alla Piaf il suo intramontabile Les amants de Paris.

Dai locali parigini di Sant Germaine si diffondeva intanto la malinconica riflessione di Avec le temps, destinata adessere cantata da Dalida, Patty Pravo, Battiato e Alice. Un incrocio di generazioni che si interrogano ancora sugli enigmi dell’esistenzialismo, e sfogliano le pagine di Verlainem di Rimbaud e di Apollinaire, i maudits cantati da Ferré con la sua dolcissima musica. Rosella, definita da molti “soprano della modernità”, ha voluto portare nelle zone alte della sua tessitura lirica melodie destinate auna fruizione estranea alle sale da concerto, realizzando uno spettacolo molto efficace e molto gradito agli ascoltatori.

Accompagnata da un pianista superbo come Davide Martelli, la Marcantoni ha percorso con efficacia il percorso tra i testi di Baudelaire che Ferré aveva steso alla fine degli anni Sessanta, quando ancora i grandi libri di poesie venivano sfogliati dai ragazzi capelluti e da giovinette in minigonna sulle panchine dei giardini, coinvolti in un irrefrenabile desiderio di trasgressione e libertà.

Per confermare questa rievocazione Rossella si è portata al Gallenga anche un Mentore di eccezione, il suo professore di francese alla scuola media di Pedaso, Giuseppe Gennari, un piccolo signore dall’aria decisa e dall’eloquio fervido.
Al microfono dell’aula magna ha affidato i suoi ricordi di docente, quando insegnava ai suoi studenti a leggere Baudelaire cantandolo. E ha affermato di aver considerato la musica di Ferré un patrimonio culturale simile a un iceberg, di cui emerge solo una piccola parte. Ricordando Rosella come una delle sue migliori allieve, ne esalta la duttilità vocale, avvolgente e suggestiva. Parole autorevoli di un personaggio caratteristico che è anche il presidente del “Centro Culturale Ferré” di san Benedetto del Tronto.
La scansione delle melodie di Les fleurs du mal, apertasi con un bel preludio pianistico, ci ha manifestato come la musica di Ferré entri a pieno diritto nel repertorio della chanson colta francese, al pari di quanto hanno realizzato Debussy, Poulenc, Chausson e Satie. Trascinandosi in un mondo di preziose delicatezze, evidenti nell’iniziale Recuiellement e nel coinvolgente L’examen de minuit et Dorothée. Semplicemente avvincenti le musicalizzazioni di L’invitation au voyage e di Spleen, mentre l’Harmonie du soir veniva risolta come un dolcissimo ritmo da melodia di Lungosenna. Aula magna avvolta come non mai in un vaporoso profumo di sensazioni struggenti che il fragoroso applauso finale dissolve come la fine di un sogno.
Stefano Ragni