Il pubblico degli Amici della Musica tra olivi e garofani
Ieri pomeriggio il cielo nuvoloso e minacciante ha costretto il popolo degli Amici della Musica ad affollare la chiesetta che conferisce alla magione di san Lorenzo in Montenero quel tocco di eleganza religiosa proprio dei grandi romanzi italiani del Risorgimento. E pensiamo alle “Confessioni di un italiano” di Ippolito Nievo, trascurata cronaca di come idealità politica e fede si siano accordate nel processo di Unità d’Italia. E la lapide apposta sulla facciata della cappella, ricordando i sei morti che questo piccolo borgo ha offerto alla seconda guerra mondiale, ci fa capire come questo processo sia stato lento e doloroso.

Con la chiesetta stipata di ascoltatori si è reso necessario aggiungere qualche fila di sedie per consentire a un Sinedrio di spettatori di accomodarsi all’aria aperta, guadagnandosi l’ombra di olivi già carichi di fiori e il profumo di gerani grassi e soddisfatti. Da li’ il suono del pianoforte arrivava con una gradevole amplificazione dello spazio della navata con l’effetto di uscire dall’oscurità dello spazio. Insomma, un godimento.

Sullo spazio dell’altare si sono esibiti i tre classificati del premio che il padrone di san Lorenzo, il noto imprenditore Giovanni Barcaccia, socio degli Amici della Musica, ha destinato a una manifestazione che segna la fine della stagione di concerti. Vero gentiluomo della musica, Barcaccia offre i premi e, tradizionalmente, invita tutti gli spettatori a una consumazione generosa sulle terrazze che guardano la valle del Tevere e le rovine del castello di san Giuliano: le ginestre, dilaganti per ogni clivio, ci hanno messo il loro profumo penetrante ad arricchire di sensazioni le libagioni. Tra gli ospiti si aggiravano festeggiatissimi, i tre vincitori, il primo classificato, Fulvio Nicolosi, il secondo, Martino Rossi e il terzo, Massimiliano Soriente. Tutti rigorosamente in nero, ma pieni di appetito dopo la solenne vetrina di esecuzioni. Aveva cominciato Soriente con una bella gragnuola di Studi dall’op. 10 di Chopin. Indi Rossi con due gignanti movimenti dalla sesta Sonata, op. 62 di Prokofiev.al culmine ancor un Prokofiev degli anni della guerra, la settima Sonata op. 82, cubista e surrealista nei suoi sussulti e nelle sue oasi liriche.

Questa sonata, nella memoria dei soci anziani è scolpita nella versione del grande Emil Gilels, come la sapeva narrare della Galleria Nazionale dell’Umbria. Lui quella guerra l’aveva vissuta: per i giovani di oggi è tecnica e virtuosismo, ciò non toglie che Nicolosi, allievo al Morlacchi di Massimo Spada, sappia esaltarne i parametri che lo hanno portato alla affermazione nel concorso. La giuria, Bronzi, diretto artistico degli Amici, Luigi Ciuffa direttore del Morlacchi e André Gallo, vicedirettore della Accademia di Imola, partner della nostra Associazione, deve avere avuto le sue gatte da pelare se la presidente Anna Calabro, a inizio serata, ha dichiarato che per la prossima edizione sarà istituito un premio del pubblico, proprio per equalizzare gli umori tra accademismo e simpatie personali. Poi parla di quote rosa e questa non la capiamo perché uomini e donne, davanti a una tastiera sono uguali “a prescindere”. Si vedrà.

Intanto consegniamo alle cronache questa ulteriore tappa della umanità di Giovanni Barcaccia che offre ai giovani impegnati nel durissimo lavoro di ricerca della perfezione, questo incoraggiamento a un percorso difficile con non mai. Con questa dotazione, il lascito Roscini-Padalino, la assistenza della fondazione Cucinelli e il recente premio Luana Rosati le voci del “privato” fanno eco intorno a una associazione che rimane uno dei cuori pulsanti della cultura e dell’umanesimo perugino.

Questa edizione era dedicata unicamente al pianoforte. Per le prossime si penserà anche ad altre soluzioni. Ora tutti a riposo in attesa delle confenze stampa di Sagra Musicale e nuova stagione degli Amici della Musica.
Stefano Ragni