Gli arrestati sono due italiani, un 51enne e un 35enne ed un albanese di 30 anni
A Terni la droga si consegna anche a domicilio o in ufficio. Con il pusher che imbuca le dosi direttamente nella cassetta della posta. Un escamotage che dà il nome all’operazione antidroga Mailbox messa a segno dalla quarta sezione della squadra mobile ternana, coordinata da Davide Caldarozzi. Un’indagine complessa che ha portato all’esecuzione di quattro misure cautelari firmate dal gip, Barbara di Giovannantonio e richieste dal pm, Elena Neri.
L’indagine dell’antidroga è partita dall’arresto di un 35enne ternano trovato con 60 grammi di cocaina.
Gli investigatori della Mobile trovano la conferma che i due riescono a fare affari d’oro, da diverse migliaia di euro al mese, grazie alla cessione di sostanziosi quantitativi di cocaina sulla piazza ternana. I loro sono clienti insospettabili della Terni bene, gente che non bada a spese. Al punto che, per pagare la droga, qualcuno non esita a consegnare il proprio bancomat con relativo pin allo spacciatore, che poi si reca fisicamente allo sportello bancario per prelevare le somme dovute. Le cessioni di stupefacenti a Narni il trentenne albanese, che ha un fratello arrestato dalla polizia nell’ambito dell’operazione Daku con 200 chili di marijuana, le fa in pieno giorno, in piazza o al parco di Narni Scalo, senza crearsi scrupoli. E senza immaginare, come del resto gli altri indagati, che da mesi ogni movimento si svolge sotto la lente d’ingrandimento di investigatori esperti. Che, col coordinamento della procura, mettono insieme decine di intercettazioni telefoniche e ambientali decisive per l’indagine contro lo spaccio di droga.