Davanti al Gip ha ammesso di aver esploso il colpo che ha ucciso il 24enne Davide Piampiano ma ha negato il tentativo di depistaggio delle indagini

Piero Fabbri ha confessato di aver sparato e provocato la morte di Davide Piampiano l’11 gennaio scorso sui monti del Subasio. “Pensavo fosse un cinghiale – ha detto davanti al giudice Piercarlo Frabotta durante l’interrogatorio di garanzia che si è svolto ieri nel carcere di Capanne – era buio, ho sentito qualcosa muoversi e ho sparato. Vorrei essere morto io al suo posto”. Ha continuato dicendo di aver mentito sulla dinamica dei fatti per non dire la verità ai genitori di Davide, che considerava come un figlio, e che ora vorrebbe chiedere loro perdono.
Alla domanda sul perché non avesse chiamato il 118, Fabbri ha riferito di essersi trovato in un grande stato confusionale, di essere “sconvolto, fuori di testa”. Poi ha negato di aver tentato di depistare le indagini. Una posizione confermata dal legale di Fabbri, l’avvocato Luca Maori, al termine dell’udienza: “sono le immagini della telecamera a dirlo, il mio assistito ha tentato di tamponare la ferita e ha dato l’allarme chiamando un amico. Il fucile di Davide lo ha scaricato per motivi di sicurezza”.
L’avvocato Maori ha riferito di aver chiesto per il suo assistito la riqualificazione di omicidio volontario con dolo eventuale in colposo aggravato, con la revoca della misura cautelare in carcere. Sulla richiesta deciderà il giudice Frabotta.