L’avrebbe costretta a subire atti sessuali con la minaccia che se non lo avesse fatto lui avrebbe lasciato la sua mamma
Un 43enne italiano, residente in provincia di Perugia, è stato rinviato a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare, Valerio D’Andria. Per l’uomo, difeso dall’avvocato Guido Rondoni, il processo di primo grado inizierà il prossimo anno.
Patrigno di una minorenne, per cinque anni l’avrebbe costretta a subire atti sessuali con la minaccia che se non lo avesse fatto lui avrebbe lasciato la sua mamma.
L’uomo è accusato di averla costretta a subire atti sessuali da quando la minore, adesso parte civile nel procedimento penale con l’avvocato Alessandro Bacchi, aveva 15 anni. La Procura contesta all’imputato anche di “avere provocato” alla ragazzina “a causa della reiterazione delle condotte, un pregiudizio grave consistente in disturbo dell’adattamento di grado severo”.
La Procura della Repubblica di Perugia ha mosso nei confronti dell’uomo l’accusa formale di aver “abusato della relazione di convivenza con la minore, essendo il compagno della madre, con la minaccia di lasciare l’abitazione e di abbandonare la madre della minore ove quest’ultima non avesse accondisceso ai suoi desideri e comunque abusando delle condizioni di inferiorità psichica della persona offesa connesse all’età evolutiva, al rapporto di sudditanza psicologica instaurato, alla differenza anagrafica, al timore nutrito dalla vittima di arrecare pregiudizio alla mamma qualora fosse stata abbandonata dal nuovo compagno dopo aver vissuto la precedente separazione dal padre”.
Secondo l’accusa – il titolare del fascicolo è il sostituto procuratore, Gennaro Iannarone – l’imputato avrebbe “approfittato della situazione psicologica” in cui si trovava la minore che, di fatto, ricercava una figura paterna.