Annullati gli avvisi di accertamento per circa un milione di euro
Un imprenditore di Perugia, operante nel settore del tessile, ha vinto la sua battaglia contro Equitalia. I giudici della Commissione tributaria, infatti, dopo un lungo calvario legale e amministrativo – che ha messo a rischio la stessa sopravvivenza dell’azienda dell’uomo – hanno annullato i pesanti avvisi di accertamento emessi da Equitalia per delle presunte false fatturazioni del valore di circa un milione di euro.
Il Corriere dell’Umbria, in un articolo a firma di Alessandro Antonini, ne ha dato notizia e ha reso pubbliche le motivazioni dell’annullamento per voce dell’avvocato Alessandro Bacchi, legale dell’imprenditore perugino: “Il mio assistito nel 2019 si è visto coinvolto in un procedimento penale per emissione di fatture oggettivamente inesistenti. Il fascicolo muoveva dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere perché si sospettava che l’imprenditore avesse acquistato merce in modo mendace”.
“L’imprenditore – continua l’avvocato Bacchi nel Corriere dell’Umbria – ha subito una perquisizione personale presso la propria abitazione e nelle aziende. E’ stato fatto oggetto di sequestro per equivalente per una somma pari alla pretesa frode: circa 660 mila euro”.
Successivamente, a seguito dell’informativa delle Fiamme Gialle campane, negli anni 2015 e 2014 sono stati avvisi di accertamento che hanno portato la somma richiesta ad un milione di euro, mentre gli inquirenti continuavano a sostenere sostenere l’emissione di fatture per operazioni inesistenti.
“A quel punto – dichiara l’avvocato Bacchi – siamo stati costretti ad impugnare l’atto sino a ricorrere alla commissione tributaria, perché il procedimento metteva a repentaglio la sopravvivenza stessa della realtà imprenditoriale e del relativo indotto. Si è dovuto dimostrare in giudizio la regolarità del ricevimento della merce delle vendite a terzi e dei pagamenti effettuati e ricevuti dai clienti cui la stessa merce era stata venduta”.
L’avvocato ha aggiunto che il suo cliente “ha anche ottenuto in sede penale l’annullamento del sequestro. Si conclude una vicenda molto dolorosa per l’assistito che ben aveva operato nel tempo ma che si è visto oggetto di una azione molto invasiva”.