“Guede non fatto tutto da solo”, spiega a Il Giornale.it la criminologa Roberta Bruzzone
Sono passati 14 anni dalla morte di Meredith Kercher e per il suo omicidio è stato condannato in via definitiva Rudy Guede, arrestato in Germania poco dopo la liberazione di Patrick Lumumba. Ad incastrarlo la mano imbrattata di sangue sul cuscino di fianco al cadavere, le impronte e il suo profilo genetico nel corpo di Meredith.
Ma a 14 anni di distanza dall’omicidio forse ancora qualcosa non quadra.
Oggi come allora il dilemma resta sempre lo stesso: Rudy Guede ha agito da solo?
“Ho sempre ritenuto altamente probabile, compatibilmente con le modalità dell’omicidio, che sulla scena del crimine ci fosse almeno un altro soggetto – spiega a IlGiornale.it la criminologa forense Roberta Bruzzone – ma probabilmente non sapremo mai di chi si tratta”.
Ad oggi, un’unica certezza. Meredith aveva solo 21 anni, è morta in conseguenza di un doppio meccanismo asfittico ed emorragico. Il suo cadavere riportava 47 ferite e la frattura dell’osso ioide, tra mento e laringe. Intorno a naso e bocca sono state riscontrate numerose ecchimosi, provocate verosimilmente nel tentativo di tapparle la bocca per impedirle di urlare.