Si è concluso l’alto Magistero di Benedetto XVI
di Adriano Marinensi
Era l’11 febbraio 2013, una data entrata maiuscola nella storia della Chiesa cattolica: Benedetto XVI si dimise da Papa. Disse: ”Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio perché mi illuminasse con la sua luce, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata (meas ingravescente aetate) non sono più adatte per esercitare, in modo adeguato, il ministero petrino”. Fissò anche la data del ritiro ufficiale, il giorno del Suo 86esimo compleanno, il 28 febbraio 2013.
L’annuncio in latino al Concistoro
L’annuncio lo fece in latino, al Concistoro convocato per le Canonizzazioni: “Fratres Carissimi, non solum propter tres canonizationes ad hoc Concistrorium vos convocavi, sed etiam ut vobis decisionem magni momenti pro ecclesiae vita communicem. E la decisione magni momenti fu appunto quella suprema cognitionem certam (e sofferta)di scendere dal trono di Pietro. Un messaggio fuori programma del quale la maggioranza dei Reverendissimi Padri non comprese subito il drammatico significato. Lo lesse invece nel senso giusto una giornalista dell’ANSA, che fece partire – urbi et orbi – il lancio di agenzia: Il Papa si è dimesso alle 11,42 dell’11 febbraio 2013.
Due Pontefici nella Santa Sede
Per 10 anni, da quel giorno, la comunità cattolica ha venerato due “vestiti di bianco”, vissuti in perfetta fratellanza, il Papa Emerito Benedetto e il Papa Eletto Francesco. Forse gli omonimi Santi umbri hanno vegliato su di loro per ispirarne l’apostolato e far vivere la Chiesa in armonia. Il teologo tedesco ha espresso una elevata linea di insegnamento religioso e civile, per confermare i fratelli nella fede. Ed un pensiero profondo, in cerca dell’incontro tra fede e religione. Un uomo di alta vita spirituale, Benedetto, secondo la definizione di Papa Francesco. E pure un protagonista nobile e gentile. Era stato eletto dal Conclave, nei giorni 18 e 19 aprile 2005, dopo soli 4 scrutini, seguendo le nuove norme stabilite nella Costituzione, promulgata nel 1996, da Giovanni Paolo II. Quindi, la fumata bianca: Nuntio vobis gaudium magnum, habemus Papam, il Cardinale Joseph Ratzinger. Erano entrati nella monumentale Cappella Sistina, chiusa cum clave (Conclave), 115 Eminentissimi, aventi diritto al voto.
La dittatura del relativismo
E’ stato il Cardinale Ratzinger, durante la messa Pro Eligendo Romano Pontefice, nella sua veste di Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, a pronunciare l’Omelia con la quale denunciò “la dittatura del relativismo che non conosce nulla come definitivo e lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”. Una figura di alto profilo spirituale e culturale quella di Ratzinger, che, mentre parlava, fece dire alla Radio Vaticana: “Non è il Papa a pronunciare l’Omelia, ma qualcuno non avrà notato la differenza”. Infatti, ala quarta votazione, prevalse il suo nome, seguito profeticamente da quello di Jorge Mario Bergoglio.
Il primo pensiero per Giovanni Paolo II
Appena indossati i paramenti sacri, dalla finestra affacciata su Piazza San Pietro, Benedetto XVI disse: Carissimi fratelli e sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori Cardinali hanno eletto me, un semplice ed umile lavoratore della vigna del Signore”. Karol Wotjla aveva guidato la Chiesa dal 18 ottobre 1978 al 2 aprile 2005, quando, sul letto di morte, implorò i presenti: “Lasciatemi tornare alla Casa del Padre mio”. All’inizio del 2023, dopo tanti secoli, l’adagio “morto un Papa, se ne fa un altro” è stato smentito. Lunga vita dunque a Francesco: La Cristianità e il mondo intero, in un momento di tragica incertezza, hanno enorme bisogno di un Pontefice come lui. Del suo prestigio, del suo carisma, del suo coraggio e del suo dogmatico desiderio di pace.