Rivelazione di segreto d’ufficio. Cantone: “Eseguite indagini informatiche e perquisizioni”
C’è un indagato per la fuga di notizie relativa all’inchiesta sulla presunta Loggia Ungheria, per la quale la Procura della Repubblica di Perugia ha recentemente chiesto l’archiviazione.
A risultare indagato è un dipendente della Procura di Perugia per fuga di notizie in relazione all’indagine sulla presunta “Loggia Ungheria”, per la quale la stessa procura perugina ha chiesto l’archiviazione.
Al dipendente degli uffici di via Fiorenzo di Lorenzo vengono contestati i reati di accesso abusivo ai sistemi informatici pubblici e rivelazione di segreto d’ufficio.
Il fascicolo sulla fuga di notizie era stato aperto dagli inquirenti perugini in seguito alla pubblicazione di articoli di giornale che riportavano parti dell’atto con cui la Procura chiedeva di archiviare l’inchiesta sull’esistenza di un’associazione segreta, appunto la Loggia Ungheria, non avendo trovato riscontri ritenuti sufficienti a procedere oltre. Ma nelle more dell’attività investigativa, aveva sottolineato Cantone in una nota, si erano ravvisati elementi tali da dare vita a degli stralci di inchiesta. Negli articoli contestati la conferma di una ulteriore indagini su Luca Palamara e su un suo presunto interessamento con un giudice di Cassazione per un particolare procedimento.
Il procuratore Raffaele Cantone ha reso noto che “nella giornata di ieri e stamattina sono state effettuate indagini informatiche e perquisizioni, delegate congiuntamente ai Carabinieri del reparto provinciale di Perugia e al Compartimento di polizia postale di Perugia a seguito della pubblicazione di notizie riservate relative al processo sulla cosiddetta loggia Ungheria”.
Secondo quanto emerso dalle indagini un dipendente avrebbe effettuato “numerosi accessi abusivi effettuati sul fascicolo informatico e risultano altresì scaricati illegittimamente alcuni atti fra cui anche la richiesta di archiviazione”.
La Loggia Ungheria, secondo la Procura di Perugia, doveva essere un’associazione segreta, una sorta di nuova P2, ma sarebbe solo un’invenzione dell’avvocato Piero Amara: “Sull’esistenza dell’associazione non sono, infatti, emersi elementi neanche indiretti che potessero attestarne l’esistenza al di fuori delle dichiarazioni di Amara e delle dichiarazioni di un altro indagato, socio di Amara, che però si è limitato a dichiarare il dato dell’esistenza dell’associazione senza fornire alcun elemento concreto di cui sua conoscenza diretta e si è poi avvalso da ultimo della facoltà di non rispondere, impedendo quindi di operare alcun accertamento mirato”.
Per seguire meglio il caso loggia Ungheria è necessario ricostruire la cronologia dei fatti. Il caso loggia Ungheria è nato nel dicembre 2019, quando l’ex legale esterno di Eni, Piero Amara, fu sentito dai magistrati milanesi Ilaria Pedio e Paolo Storari nell’ambito di uno dei filoni dell’inchiesta Eni, in particolare quello chiamato “Falso complotto Eni”.
Amara rende una serie di verbali, nei quali racconta dell’esistenza di quella che lui chiama la loggia Ungheria, una associazione segreta composta da magistrati, politici, funzionari delle forze dell’ordine e uomini di potere, che operava per influenzare gli esiti dei processi e altre attività occulte.
Aprile 2020: Storari, preoccupato per l’inerzia della sua procura e contrario all’immobilità secondo lui imposta dal procuratore capo, Francesco Greco, si consulta con il consigliere del Csm, Piercamillo Davigo. Dei verbali non si è ancora fatto nulla, non procedendo all’inscrizione nel registro delle notizie di reato per cominciare le indagini.
Davigo assicura di poter ricevere i verbali perchè a lui, in quanto consigliere del Csm, non è opponibile il segreto istruttorio. Storari glieli consegna, in formato word e su una chiavetta Usb, e Davigo promette di attivarsi presso il Csm.
4 maggio 2020: Davigo comunica all’ufficio di presidenza del Csm, composto dal vicepresidente David Ermini e dai due membri di diritto della Cassazione, e anche ad altri consiglieri il contenuto dei verbali di Amara, spiegando le sue preoccupazioni per l’inerzia di Milano davanti a quella che potrebbe essere una nuova loggia P2.
Ne parla anche con il pg di Cassazione, Giovanni Salvi, membro dell’ufficio di presidenza del Csm e titolare dell’azione disciplinare oltre che vertice dei procuratori italiani, per chiedergli di intervenire sul procuratore di Milano, Francesco Greco.
Davigo consegna anche copia dei verbali a Ermini, il quale parla del loro contenuto al presidente della repubblica, Sergio Mattarella. Ascoltato come testimone nei giorni scorsi, Ermini ha confermato questi fatti, dicendo di non aver letto i verbali ma di averli distrutti.
Il 9 maggio 2020 la procura di Milano iscrive nel registro delle notizie di reato lo stesso Piero Amara, il suo collaboratore Alessandro Ferraro e l’avvocato Giuseppe Calafiore, con l’ipotesi di reato di associazione segreta. Per arrivare infine alla richiesta di archiviazione della procura di Perugia.