Presidio davanti alla sede di Federfarma a Perugia. Filcams Cgil: “No a proposte irricevibili. Serve un contratto che dia dignità alla professione”
Camici bianchi, cartelli, bandiere e tanta determinazione: è così che circa cinquanta farmacisti umbri hanno animato il presidio organizzato dalla Filcams Cgil di Perugia e Terni davanti alla sede di Federfarma Umbria, a Perugia. Una manifestazione pacifica ma decisa per rivendicare condizioni di lavoro più dignitose e retribuzioni all’altezza del ruolo sempre più centrale che la figura del farmacista riveste nel sistema sanitario.
L’iniziativa arriva in risposta al brusco stop nelle trattative per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl), dopo la proposta di Federfarma di un aumento salariale giudicato “offensivo”: appena 120 euro lordi spalmati su tre anni.
“Una proposta irricevibile – dichiarano senza mezzi termini i segretari generali della Filcams Cgil di Perugia e Terni, Massimiliano Cofani e Rosita Petrucci – che non tiene conto della professionalità, dell’impegno quotidiano e del crescente carico di lavoro cui sono sottoposti i farmacisti nelle farmacie private”.

Condizioni “poco dignitose” e stipendi inadeguati
La manifestazione ha dato voce alle istanze dei circa 1.400 farmacisti dipendenti che operano in Umbria, sempre più schiacciati tra nuove responsabilità e salari stagnanti. “Lavoriamo con mansioni e responsabilità crescenti, anche di natura penale, ma veniamo pagati poco più di 9 euro netti all’ora” – racconta Michela, una delle partecipanti al presidio – “Il problema non è solo economico. C’è bisogno di un riconoscimento pieno della nostra professionalità e di condizioni di lavoro sostenibili, anche nei turni notturni e festivi che oggi non sono adeguatamente retribuiti”.
Una professione in crisi di attrattività
Un altro tema sollevato durante la mobilitazione è la progressiva crisi di attrattività della professione. “Fino a qualche anno fa – ricordano Cofani e Petrucci – quella del farmacista era una professione molto ambita. Oggi, con stipendi fermi a 1.500-1.600 euro mensili, orari sempre più estesi e un carico di lavoro in costante aumento, molti preferiscono cambiare strada. Le iscrizioni alle facoltà di farmacia sono in calo e chi può cerca alternative nell’insegnamento o in altri settori”.
L’ampliamento dei servizi offerti dalle farmacie – screening, vaccini, telemedicina – ha trasformato questi luoghi in veri presìdi sanitari di prossimità, aumentando però esponenzialmente le competenze richieste al personale, senza che questo si rifletta né sul piano normativo né su quello retributivo.
Prossimi passi: la mobilitazione continua
Il presidio del 16 maggio rappresenta solo l’inizio. Dal sindacato fanno sapere che la mobilitazione proseguirà se non verranno formulate proposte contrattuali basate su un reale recupero del potere d’acquisto e su un effettivo riconoscimento del valore professionale dei farmacisti.
“La dignità del lavoro non è negoziabile – concludono Cofani e Petrucci –. Pretendiamo un contratto che riconosca, anche economicamente, il ruolo essenziale che questi lavoratori svolgono ogni giorno nella tutela della salute pubblica”.