L’avvocato Luca Gentili, difensore del gestore della struttura e di altri operatori, annuncia ricorso in appello
Sono state depositate le motivazioni della sentenza di condanna emessa nell’ottobre scorso a carico del gestore, e di 10 operatori, della comunità l’Alveare di Torchiagina accusati di percosse, sequestro di persona e maltrattamenti nei confronti di alcuni ospiti della struttura.
L’inchiesta venne avviata nel 2016 a seguito di un esposto di una persona a conoscenza di quanto accadeva nella comunità. Successivamente le indagini dei Carabinieri del Nas, eseguite anche grazie all’utilizzo di telecamere e intercettazioni ambientali e telefoniche, portarono alla luce le violenze che si consumavano nella struttura di Torchiagina.
Agli imputati vennero contestati i reati di maltrattamenti con l’uso frequente della violenza fisica e atti di afflizione psicologica.
Nel processo di primo grado, il pm chiese condanne per un totale di 30 anni carcere per otto degli undici imputati, per tre chiese l’assoluzione. Il Tribunale di Perugia, presieduto dal giudice Francesco Loschi, invece, condannò tutti gli undici imputati ad un totale di 45 anni e 9 mesi di reclusione e le pene più severe furono comminate al gestore dell’Alveare Fulvio Fraternale (6 anni) e a Bogdan Gancean Radu (7 anni e mezzo).
Nelle motivazioni il giudice scrive «l’istruttoria dibattimentale ha consentito di fare piena luce riguardo la selezione che gli imputati erano soliti fare delle proprie vittime: le loro indicibili condotte si erano costantemente rivolte in danno degli ultimi tra gli ultimi: i più fragili tra i fragili, coloro che in un contesto già complessivamente contrassegnato da ontologica vulnerabilità, per oggettive condizioni personali, risultavano, se possibile, ancor più indifesi, i più esili».
Il giudice ha quindi ravvisato «condotte di spiccatissima gravità da parte di soggetti che avrebbero dovuto essere dotati di specifiche competenze e avrebbero dovuto, più di altri, farsi carico di tutelare l’integrità psicofisica degli ospiti».
L’avvocato penalista Luca Gentili, difensore del capo della struttura Fulvio Faternale e di alcuni altri operatori, ha annunciato il ricorso in appello ed ha dicharato di “non condividere il rigore della sentenza sia per le pene comminate che per le previsionali”.