di Bruno Di Pilla – Come nel Novecento accadde per debellare vaiolo e poliomelite, oggi il nostro Parlamento dovrebbe sancire con legge l’obbligatorietà della vaccinazione anti-Covid. Malgrado lo scetticismo degli immancabili oppositori no-vax, lo stesso premier Conte non esclude questa auspicabile soluzione. D’altronde, una volta accertata l’efficacia dell’antidoto, promosso a pieni voti dalle massime autorità sanitarie europee, scattano ipso iure le disposizioni degli artt. 2 e 32 della Costituzione Italiana, in base ai quali non solo si rendono indispensabili trattamenti terapeutici atti a salvaguardare la pubblica salute, ma il cittadino è chiamato ad adempiere ai doveri inderogabili di solidarietà sociale. Come dire che, in certi casi, l’individuo non può egoisticamente difendere i propri interessi, ma deve assumere il ruolo di membro responsabile della collettività, proprio come nelle fattispecie previste dagli artt. 52 e 53 della Magna Carta (difesa della Patria e obbligo di contribuzione alle spese pubbliche).
Vile e profondamente sleale, oltre che penalmente sanzionabile, sarebbe l’atteggiamento di coloro che volessero sottrarsi a tali imperative regole di condotta disposte dallo Stato cui appartengono e nel quale vivono ed operano. Beffardi e persino irritanti sarebbero gli inni nazionalistici, magari cantati a gran voce dai balconi o in occasione di eventi sportivi e parate militari, cui non dovessero seguire comportamenti solidali e dimostrazioni di concreta obbedienza alla comunità dei “fratelli d’Italia” tante volte osannati. Coerenza, per favore. Né vale appellarsi all’insorgenza, in casi eccezionali, di reazioni allergiche, dal momento che una minima percentuale di rischio è insita in ogni attività umana. Inoltre, prima della puntura, tutti noi comunicheremo al medico l’anamnesi clinica ed i farmaci che eventualmente assumiamo, proprio per evitare sgraditi effetti collaterali. Prudenti sì, irresponsabili e codardi no.