PERUGIA – Un’arpa storica che ha seguito il percorso dell’oro, dal paese dei Guaranì alle miniere del Perù, dove gli spagnoli rifornivano i loro galeoni del preziosissimo metallo.
Ieri sera il pubblico del festival “La memoria del suono” promosso dalla scuola La Maggiore si è goduto un concerto straordinario che ha avuto per protagonista un musicista di eccezionale spessore culturale.
Nel chiostro del monastero di Sant’Anna il duo Mikrokosmos Impro, formato dal clarinettista Mosé Chiavoni e dal pianista Francesco Ciarfuglia si è infatti unito all’arpista Lincoln Almada per dare vita a un viaggio attraverso le tradizioni musicali dell’America latina, dal Paraguay all’isola di Cuba. Attraverso l’Argentina, il Brasile, i paesi andini, il Venezuela l’arpa di Almada ha evocato ritmi e melodie che risalgono ai tempi anteriori la conquista europea, e che, con la cristianizzazione, si sono fusi in una miscela iridescente di sensazioni popolari e di apporti della cultura del vecchio mondo.
Lincoln Almada è certamente un personaggio di rilievo. Nato in Paraguay, figlio di un diplomatico dell’Unesco, ha in seguito studiato a Parigi per poi buttare tutto alle ortiche e ritornare alle sue origini, a quella della cultura del popolo Guaranì, imbracciando uno strumento da noi quasi sconosciuto, l’arpa gesuitica.
Questo particolare tipo di manufatto sonoro in effetti lo portarono nel rio de La Plata proprio i padri della Compagnia del Gesù: chi ha visto e capito il film Mission sa di cosa parliamo. I Gesuiti portarono agli amerindi la religione dal volto umano, con l’emancipazione dalla schiavitù e l’alfabetizzazione, di cui la musica era una delle componenti primarie.
L’arpa che i missionari consegnarono nelle mani dei nativi era piuttosto piccola, era del tutto diatonica: veniva costruita sul posto e serviva per accompagnare i villancicos, ossia i canti dei nativi, ma veniva utilizzata anche nella messa e nelle processioni. Quando i Gesuiti se ne andarono, o meglio furono cacciati, la loro arpa si radicò in Paraguay, dove divenne lo strumento della voce popolare.
Almada, che viene dal mondo delle percussioni, non solo ha recuperato la tradizione esecutiva, del passato ma ha studiato un modo particolare di suonare con una tecnica moderna, che delle percussioni adotta proprio il modo di toccare le corde.
Chi nella suggestiva penombra del chiostro di Sant’Anna poteva seguire le mani di Almada sa di cosa sia stato capace il musicista paraguayano, in particolare quel suo modo di far scorrere le dita sulle corde anche in modo eccentrico, utilizzando le unghie in verso opposto al moto usuale del suonatore. Con effetti di un glissando elettrizzante.
Stefano Ragni